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Medicina, più di 30mila firme contro il numero chiuso. I rettori: “Senza test crollo di qualità”

È polemica sulla raccolta in 48 ore delle 33mila firme nella petizione online lanciata su Change.org dal Comitato per l’abolizione del numero chiuso a Medicina che chiede al Ministro Anna Maria Bernini “una riforma vera del sistema di accesso alla facoltà di medicina in Italia”. Se i promotori plaudono al successo, di contro dalla Fnomceo arriva una “Ferma contrarietà” all’iniziativa.

Petizione per abolire numero chiuso a Medicina, Fnomceo contraria

“Non ci convince nel metodo né, tantomeno, nel merito” precisa il Presidente Fnomceo Filippo Anelli. “Nel metodo – spiega – perché non è certo attraverso una petizione on line che si può decidere una riforma cruciale e con ricadute sull’intera società come è quella della formazione dei medici. La petizione può senz’altro accendere un riflettore su un argomento così importante; ma le decisioni vanno poi lasciate a chi ne ha le competenze, ha realmente il quadro della situazione e dispone di tutti i dati per una corretta programmazione dei fabbisogni”.

I rettori: “Senza test crollo di qualità”

E’ impossibile togliere il numero chiuso nelle facoltà di Medicina: farlo, avrebbe come conseguenza “il crollo della qualità dei corsi che in Italia formano medici e chirurghi e finirebbe con il minare il riconoscimento europeo della laurea stessa”. Il presidente della Conferenza dei rettori (Crui) Salvatore Cuzzocrea, gela le speranze di quanti, a causa della carenza di camici bianchi, auspicano una apertura generalizzata della facoltà di Medicina in Italia.

Del resto, ricorda il capo dei rettori italiani, le università hanno già fatto “uno sforzo incredibile” per estendere i numeri di coloro che ogni anno accedono ai corsi di laurea in Medicina, ed una apertura tarata sulle necessità del sistema sanitario è già in atto: nei prossimi 7 anni i posti cresceranno infatti di 30mila unità. Il tutto viene fatto “preservando la qualità della formazione di chi domani dovrà occuparsi della salute dei cittadini e garantendo validità europea ai titoli italiani”, sottolinea Cuzzocrea.

Posti sono quasi 20 mila e cresceranno di 30mila unità in 7 anni

I posti definitivi a Medicina nell’anno accademico in corso sono 19.544 (Ue+extra Ue), con un fabbisogno definito dalla Conferenza Stato-Regioni che si attesta a 18.133. Ciò significa che il sistema universitario – sottolinea il ministero – non solo ha assicurato un aumento dei posti vicino alle 4.000 unità (3.668), ma è riuscito a superare di 1.411 posti il fabbisogno definito dalla Conferenza Stato-Regioni. Anche il presidente della Conferenza permanente delle Facoltà e delle Scuole di Medicina e Chirurgia, Carlo Della Rocca, è contro ogni ipotesi di eliminazione del numero chiuso. “Aprire in maniera indiscriminata i corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia ed in Odontoiatria e Protesi Dentaria, abolendo tout court il numero programmato – spiega -, pregiudicherebbe il mantenimento degli standard europei formativi. Ovvero un’immediata dequalificazione delle lauree conseguite, con l’impossibilità della libera circolazione dei nuovi laureati in medicina e chirurgia italiani nell’ambito della Unione Europea.

Così come, un aumento del numero di laureati, che non avrebbero la possibilità di proseguire la formazione in ambito specialistico, si tradurrebbe in una veloce saturazione dei possibili sbocchi professionali, creando i presupposti per una disoccupazione crescente della figura del medico”.

La novità della prova d’esame Tolc

Intanto quest’anno l’ammissione ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico di medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria è avvenuta in seguito del superamento della prova d’esame “Tolc” (Test OnLine CISIA), ripetibile più volte, che ha visto complessivamente la partecipazione di oltre 70 mila iscritti. Una novità questa, legata all’attuazione decreto dell’ex ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa e che prevede la partecipazione anche di coloro che sono iscritti all’ultimo o penultimo anno delle scuole superiori italiane o estere oltre che di chi è in possesso di un diploma. La nuova prova è stata nelle scorse settimane al centro di presunte irregolarità e conseguenti ricorsi, irregolarità smentite dal Consorzio Cisia che organizza le prove.

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