Mediterraneo centrale, oltre agli scafisti ora ci sono anche i pirati che assaltano e derubano i migranti in mezzo al mare. Oltre al traffico di migranti è questo il nuovo business. Da qualche mese le autorità di polizia italiane avevano notizia di strani furti dei motori delle barche che portavano migranti. Pensavano si trattasse di furti organizzati dagli stessi trafficanti, che avrebbero usato i motori su altre barche. E invece pare che si tratti di pescherecci tunisini che si stanno trasformando in veri e propri pirati del mare.
La Procura di Agrigento ha avviato un tavolo tecnico di approfondimento del fenomeno presente nel Mediterraneo centrale con il comando generale delle Capitanerie di porto, con il comparto aeronavale della Guardia di Finanza e col mondo dell’accademia universitaria. Le informazioni acquisite nell’ambito di questa inchiesta sono state, infatti, condivise con i Paesi esteri interessati tramite i canali Interpol.
Il procuratore facente funzioni di Agrigento, Salvatore Vella, ha spiegato: “Tante cose abbiamo visto in questi anni occupandoci del fenomeno dell’immigrazione clandestina, alcune terribili, quali i naufragi anche con oltre trecento morti, e in ultimo anche della tortura, che avveniva nei campi libici. Adesso arriva anche la pirateria. Sono diversi i pescherecci tunisini che depredano, con veri e propri blocchi navali, i barchini carichi di migranti. Pirati che portano via quelli che sono i beni più preziosi, i motori con le imbarcazioni che restano alla deriva, ma anche soldi contanti e cellulari, quindi quello che serve per chiedere aiuto e soccorso”.
Vella ha parlato qualche giorno fa nella conferenza stampa per l’arresto di quattro tunisini, accusati di pirateria. Il comandante del peschereccio tunisino e i tre membri dell’equipaggio sono stati fermati per pirateria marittima. Il reato prevede pene fino a 20 anni di reclusione, previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay e dal codice della navigazione italiano.
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