Durante le repliche alla Camera sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì a Bruxelles, che si sono tenute martedì 12 dicembre, Giorgia Meloni cita l’immagine dell’ex premier sul treno per Kiev con Olaf Scholz ed Emmanuel Macron. Poi precisa che non voleva essere un attacco a Mario Draghi bensì al Pd. A citare la foto era stato il partito di Elly Schlein per tentare di metterla in difficoltà. Secca però la replica della Meloni che chiarisce che la sua politica estera non può risolversi nella triangolazione Roma-Berlino-Parigi, come nella foto del “grande gesto da statista del mio predecessore”.
Meloni: “Per alcuni la politica estera è farsi le foto con Francia e Germania”
La Meloni prosegue:”Per alcuni la politica estera è stata farsi foto con Francia e Germania quando non si portava a casa niente. L’Europa non è a tre ma a 27, bisogna parlare con tutti: io parlo con Germania, Francia e pure con l’Ungheria, questo è fare bene il mio mestiere”.
La Meloni lo rivendica alla vigilia della sua sfida politica più delicata, quella che si gioca in settimana sul Patto di stabilità. “Preferisco essere accusata di essere isolata – dice – piuttosto che di svendere l’Italia, come è accaduto per anni”. L’ultima bozza la “soddisfa”, ma l’intesa non è chiusa. Inseguendo una difficile vittoria, intanto rivendica che la partita “è ancora aperta” solo “perché a Bruxelles tutti riconoscono che la posizione italiana è sostenuta da una politica di bilancio seria“.
La premier parla dopo aver appena chiuso un incontro con i capigruppo di maggioranza sulla manovra, chiedendo di procedere spediti e frenando il pressing sul superbonus. In Aula dedica ai negoziati sulla governance finanziaria europea gran parte delle sue comunicazioni. In 35 minuti Meloni non cita però mai il Mes. Argomento che, però, qualche ora dopo infiamma la sua replica alle opposizioni quando, di fronte alle proteste del centrosinistra, quasi sfida gli altri leader: “Non siate nervosi, ci sono le dichiarazioni di voto, spero che qualcuno risponda”.
“Il governo Conte ha dato il via libera alla modifica del Mes con il favore delle tenebre”
Replicando alle opposizioni, la Meloni parla di Mes. E ci va giù dura: “Chi ha dato il consenso alla ratifica” del Mes “che oggi impegna anche noi? Lo ha fatto il governo Conte, senza mandato parlamentare e lo ha fatto un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti, dando mandato a un ambasciatore con un mandato firmato dal ministro Di Maio, senza mandato parlamentare, senza averne potere, senza averlo detto agli italiani, con il favore delle tenebre“.
E prosegue: “Sul Mes ribadisco che la questione va affrontata nel quadro d’insieme, chi vuole ratifica, sappia che io non sarò mai favorevole. Chi lo chiede ora non fa un favore all’Italia”. Sul tema, aggiunge «intendo seguire la volontà del Parlamento”.
Meloni: “Con il Superbonus profitti record per le banche”
Dopo aver ribadito di aver smesso di buttare i soldi nel Reddito di cittadinanza e nei banchi a rotelle, la Meloni attacca anche Conte a riguardo dell’approvazione del Superbonus: “Più del 30% delle decine di miliardi di euro spesi per il superbonus sono finiti a banche e intermediari finanziari, che anche per questo hanno realizzato profitti record. Per non parlare delle frodi clamorose, solo nelle ultime settimane ne sono state scoperte per quasi un miliardo, risorse tolte a sanità, trasporti, famiglie e tutto quello che poteva essere più utile – ha aggiunto -. Qualcuno prima o poi, più che dare consigli agli altri dovrebbe fare i conti con la propria coscienza. Chissà se prima o poi si vorrà fare luce su questa questione”.
La replica di Conte: “Mes introdotto da un disegno di legge del governo Berlusconi nel 2011”
La premier ribadisce che ad aver dato l’assenso alla modifica del trattato di modifica del Mes è stato Conte, “un giorno dopo essersi dimesso, con il favore delle tenebre”. La frase la ripete due volte la meloni e lo fa quasi sbattendo il microfono a fine intervento.
Conte non ci sta e arriva la replica: “Meloni quando parla di Mes diventa paonazza, si agita. Forse perché è stato introdotto con un disegno di legge approvato nel 2011 con il governo Berlusconi e lei ministro?”. Il leader M5s, nel replicare alla Meloni, accusa il Governo di “degrado istituzionale”. Infine ricorda che il suo assenso al Mes era sostenuto da una risoluzione parlamentare del dicembre 2020: “La ratifica la decida lei, di cosa ha paura? L’approva o non l’approva? Non ci giri intorno”.