Michela Murgia è morta la sera di ieri all’età di 51 anni. La scrittrice sapeva che la morte sarebbe arrivata presto: le sue condizioni erano peggiorate e lei lo aveva raccontato in un post su Instagram. la notte tra mercoledì e giovedì è stata la più difficile e la Murgia, che aveva un tumore renale al quarto stadio, era stata sedata per potersene andare senza soffrire.
Michela ha deciso in quelle ore di lasciare un ultimo saluto ai figli e ai suoi cari. La lettera con cui l’ha fatto è ora in mano all’avvocata bolognese Cathy La Torre. All’avvocata amica intima della scrittrice è stato affidato anche il testamento. La Torre ha dichiarato: “Ha scelto di fare testamento e da mesi abbiamo lavorato per tutelare la sua famiglia queer. Lo abbiamo fatto insieme e sempre pubblicamente come battaglia politica. Michela ci ha mostrato che tutelare le forme relazionali non tradizionali ma che sono comunque famiglie è oggi una battaglia politica urgente e aggiungo, dal canto mio, anche una battaglia giuridica fondamentale. Ha fatto testamento e predisposto tutto per tutelare una famiglia che lo Stato non tutela“.
Michela Murgia ha voluto lasciare la casa in cui abitava ai suoi figli dell’anima, Raphael Luis, Francesco Leone, Riccardo Turrisi e Alessandro Giammei. A Giammei andrà anche l’eredità più grande: la cura e la pubblicazione dei libri che Michela ha scritto in questi mesi.
Michela Murgia ha chiesto di essere salutata con i funerali religiosi a Roma nella chiesa degli Artisti. Le esequie si terranno domani, sabato 12 agosto. La scelta dei funerali religiosi non sorprende: Michela Murgia era laureata in Teologia e aveva anche insegnato a lungo Religione nelle scuole.
E della sua religiosità parla anche Avvenire che, nel ricordarla, parla di un “cristianesimo accogliente ed inclusivo”. Avvenire ricorda Michela Murgia e in particolare il suo penultimo libro, “God Save the Queer. Catechismo femminista”, che è “il vero testamento, morale e spirituale, di Michela Murgia. ‘Queer’ è tutto ciò che non è conforme, che non si identifica nei percorsi fissati una volta per tutte, uguali per tutti. È un libro che, a dispetto di un titolo che potrebbe irritare qualcuno, si rivela molto sincero (Murgia racconta di se stessa e della propria formazione cattolica) e molto rispettoso della dimensione religiosa”.
“Come papa Francesco non si stanca mai di ripetere a proposito della sua idea di Chiesa. Un’idea di fondo che, pur con accenti diversi, anche Michela Murgia sosteneva: con inquietudine, ma anche con grande trasparenza”, sottolinea il quotidiano della Cei. Parlando del romanzo ‘Accabadora’, invece, il giornale evidenzia che “rimane però problematica un’idea sottintesa al romanzo, cioè quella della dimensione ‘pietosa’ e ‘umana’ dell’eutanasia”.
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