Quasi sul podio, quarta in classifica. Classifica stilata tra 104 città di una ventina di paesi d’Europa. Classifica di cosa? Podio di che? Podio di una classifica pessima anche se sospettabile. Classifica dell’uso e consumo di una sostanza stupefacente specifica. Quella che le cronache di stampa, e purtroppo anche i fatti concreti che punteggiano se non caratterizzano ormai certe serate cittadine, chiamano la droga dello stupro. La droga che si assume e soprattutto si fa assumere mescolandola la sostanza con il drink. Quale sostanza? Quale città? Milano e la ketamina. Se non fosse quel che è, e cioè quasi una patologia sociale, un rapporto di crescente frequentazione, quasi una familiarità. Milano è quarta, quasi sul podio, del consumo di ketamina. Decisamente nel gruppo di testa delle città europee. Chi lo dice, chi lo misura? Dove si vede?
Acqua di fogna non mente
Acqua di fogna non lo dice quasi nessuno, è più elegante e politicamente educato dire acque reflue. Ma quello è e quelle sono. E non mentono. Le acque reflue contengono quel che noi umani immettiamo nel water e nei lavandini, quel che il nostro corpo espelle dopo averlo assunto. Prodotti di scarto dopo aver metabolizzato proteine, grassi, zuccheri e qualche sia dopo averli ingeriti e digeriti in forma di cibo o bevande. E microbi e batteri del nostro microbiota intestinale. E microbi e batteri che vivono in simbiosi con l’organismo umano. E composti chimici e molecole che sono nei farmaci. E…nelle acque reflue tracce più o meno abbondanti di ciò che mangiamo, beviamo, delle nostre malattie, del come e con cosa le curiamo, dei cosmetici, delle vernici, perfino delle muffe. E anche delle droghe che assumiamo. Anzi, le acque reflue sono il più esatto e credibile termometro-pesa di cosa e di quanto si consuma come droga.
Della cocaina si sapeva quanto “pesasse” nelle acque reflue milanesi (le altre grandi città d’Italia non scherzano al riguardo, inseguono in classifica ma sono in corsa). Ora si sa che anche la ketamina scorre in quelle acque. Tanto e non poco. Tanto da rendere facile immaginare cosa accada in certi party, in certi locali, in certe serate milanesi. Nel cocktail della serata-notte, disperata quanto vorace, la droga dello stupro spesso c’è. Per stuprare se stessi, la propria dignità e perfino virilità. E per stuprare il prossimo tuo, specialmente se donna.