Morì a 4 anni cadendo nell’ascensore della metro di Roma, 8 mesi a chi cercò di aiutarlo

Morì a 4 anni cadendo nell’ascensore della metro. La persona che ha tentato di salvarlo è stato ora condannato a otto mesi. Questa la pena inflitta ad un ex dipendente dell’Atac, l’azienda di trasporto pubblico capitolina, che nel 2015 tentò di aiutare un bimbo di 4 anni che era rimasto bloccato in un ascensore della metro della capitale. Il bimbo precipitò nel vuoto.

Morì a 4 anni cadendo nell’ascensore della metro, 8 mesi a chi cercò di aiutarlo

La tragedia avvenne nel luglio 2015. Madre e figlio entrano nell’ascensore nella fermata della linea A Furio Camillo. Alle 16.17 restano bloccati un minuto dopo, quando la cabina improvvisamente si blocca. Sentendo il grido di aiuto di madre e figlio Flavio Mezzanotte, un operatore Atac in servizio, decide di intervenire. Preleva le chiavi della sala macchina e alle 16.28 apre il pannello della cabina affiancandosi al mezzo con un altro ascensore.

Il bambino si è precipitato fuori ed è caduto nell’intercapedine

Un’operazione non priva di rischi anche per la presenza di un bimbo. E infatti il bambino, forse impaurito dalla situazione, si è subito precipitato fuori dalla cabina dell’ascensore precipitando nell’intercapedine. “Sono intervenuto perché la temperatura fuori era di 33 gradi e dentro non c’era aria”, avrebbe detto Mezzanotte durante il processo. E ancora: “Il mio collega non si è opposto, anche lui aveva capito l’emergenza”.

Insomma la situazione era seria, il caldo, le urla, un bimbo e una mamma intrappolati e nel panico. Per questo Mezzanotte interviene. E per questo è stato condannato in Cassazione in otto mesi. L’avvocato del dipendente, Valentina Chianello, nel corso dell’indagine difensiva, secondo quanto riporta Repubblica che ha anticipato la notizia, ha scoperto che la ditta a quel tempo incaricata di effettuare la manutenzione, con i suoi 10 tecnici (non sempre tutti in servizio), si occupava degli oltre 600 impianti sparsi tra la linea B, B1, Roma Lido e Roma Viterbo.

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Lorenzo Briotti