Morire di lavoro, a Sanremo l’urlo di Massini e Jannacci: “Più diritti, meno vittime”

Sanremo sociale, niente monologhi. E così sul palco dell’Ariston giovedì sera è piombato il tema drammatico dei morti sul lavoro. L’argomento è stato affrontato da una canzone di Paolo Jannacci che si è esibito con Stefano Massini, il drammaturgo autore della celebre “La trilogia Lehman”, vincitore del prestigioso Tony Award americano. La canzone è edita dall’Ala Group di Modena (Tony Verona patron). Titolo: “L’uomo nel lampo”, una canzone che racconta di un giovane operaio morto sul lavoro, operaio che lascia un figlio molto piccolo. Di lui resta solo una foto che viene messa in salotto. Gli autori immaginano che quella foto parli al figlio.

Morti sul lavoro, la strage evitabile

Nell’ultimo anno sono morte in Italia sul lavoro 1.485 persone ed è certificato che l’80% di queste morti si potrebbero evitare. “Siamo molto fieri di essere qui a San Remo per parlarne”. Così Stefano Massini e Paolo Jannacci hanno introdotto il loro intervento sulle note di un brano che è inserito nel solco della tradizione del Teatro Canzone. I due interpreti, molto applauditi, hanno aggiunto: “I parenti delle vittime vengono umiliati con l’alibi della fatalità, dell’incidente. E invece poi si scopre, come è successo a Luana D’Orazio, che si muore perché dal telaio era stata tolta una protezione affinché la produzione aumentasse di velocità. C’è invece di guadagnarsi da vivere, si guadagna da morire”.

I diritti dei lavoratori

Spiega Tony Verona, discografico di lungo corso: “Il tema dei diritti dei lavoratori è stato centrale nella riflessione di Stefano e Paolo. Hanno detto che ‘le macchine sono molto competitive nei confronti degli umani, perché le macchine non hanno diritti’. Ormai i diritti di chi lavora sono considerate un lusso, ma i diritti fanno parte della nostra Costituzione”.

Morti sul lavoro, i numeri impressionanti

Il problema è allarmante e notevole. L’anno scorso solo le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state 585.356. Con esito mortale poco più di 1.000. La maggior parte degli infortuni sono denunciati da lavoratori impegnati in ambito delle attività dei servizi ospedalieri. Le cause riguardano la movimentazione delle merci, l’uso improprio di utensili o lavorare senza i dispositivi di protezione individuale. Secondo le associazioni di categoria l’infortunio più diffuso riguarda gli scivolamenti, gli inciampi e le cadute. Edilizia e trasporti sono i due settori più a rischio.

 

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Lorenzo Briotti