Morta per la diagnosi sbagliata su un neo, a processo il medico che commise l’errore

La diagnosi errata di un melanoma erroneamente considerato benigno ha avuto conseguenze fatali per la donna coinvolta, portando alla sua morte e al successivo rinvio a giudizio del medico anatomopatologo dell’Usl veneziana con l’accusa di omicidio colposo. Il giudice per l’udienza preliminare di Venezia ha accolto la richiesta del pubblico ministero di indagare il caso della morte di Jessica Foscarini, avvenuta nel 2022. La donna, residente a Campagna Lupia, era stata sottoposta a un esame istologico nel 2010 per valutare un neo al seno, erroneamente considerato benigno. Una consulenza medico-legale ha confermato il nesso causale tra l’errore diagnostico e la morte della donna, affermando che l’errata valutazione del neo ha contribuito alla sua morte, in quanto la malattia avrebbe potuto essere curata se diagnosticata correttamente.

La difesa del medico sottolinea la rarità e la difficoltà di diagnosticare il melanoma, sostenendo che si tratti di una patologia particolarmente complicata da individuare. Il processo inizierà il 24 settembre, e la difesa cercherà di dimostrare la complessità della diagnosi del melanoma. I familiari della donna, che ora chiedono un risarcimento di oltre un milione di euro per omessa diagnosi, non si sono costituiti parte civile nel processo.

La vicenda ha avuto inizio quando Jessica Foscarini ha notato un neo al seno, che è stato asportato e analizzato per determinarne la natura. Il referto istologico ha indicato che il neo era benigno, e la donna non è stata sottoposta ad ulteriori controlli o terapie. Tuttavia, dopo 11 anni, la donna ha avvertito dolore e ha scoperto la comparsa di un nodulo nella stessa zona, diagnosticato come recidiva di melanoma. Solo allora sono stati riesaminati i risultati della prima operazione, rivelando la natura maligna del tumore, ormai diffusosi in tutto il corpo e diventato incurabile. Nonostante i tentativi di chemioterapia, la donna è deceduta poco dopo, privata della possibilità di sposarsi con il suo compagno e convivente.

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Filippo Limoncelli