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Morta nel dirupo a Ischia, l’agonia della vittima e i messaggi ignorati dal compagno

Marta Maria Ohryzko, 33enne ucraina, è stata trovata morta domenica 14 luglio a Ischia. Gli inquirenti ipotizzano che potesse essere salvata, se solo il compagno, un 41enne russo, non avesse ignorato deliberatamente i suoi messaggi di aiuto. Marta è caduta in un dirupo a Barano, vicino alla roulotte in cui viveva con il compagno, ma le circostanze della caduta non sono ancora chiare. Tuttavia, è certo che il compagno sapesse dove si trovava e abbia scelto di lasciarla agonizzante.

Le richieste di aiuto inascoltate

La Procura di Napoli ha raccolto i dettagli agghiaccianti delle ultime ore di Marta. Il primo messaggio di aiuto, “sono caduta”, è stato inviato alle 15:45 di sabato. L’ultimo messaggio, alle 19:33, implorava: “Perdonami per tutto… aiutami per favore ad alzarmi… con questo mi salvi”. Marta ha anche fatto due telefonate in serata, una delle quali di cinque minuti, ma non è chiaro cosa sia stato detto. La seconda chiamata, alle 21:24, non ha ricevuto risposta. Il suo corpo è stato ritrovato la mattina seguente.

L’arresto del compagno

Il compagno di Marta è stato arrestato martedì 16 luglio dai carabinieri e dalla Procura di Napoli con l’accusa di maltrattamenti con esito mortale, un reato che comporta una pena tra 12 e 24 anni di carcere. L’uomo ha dichiarato agli investigatori di aver trovato Marta ferita grazie alla luce del suo telefono in modalità torcia, ma di aver deciso che dovesse passare la notte all’aperto. Ha affermato di essere stanco dei suoi comportamenti e di voler porre fine alla relazione.

Morta nel dirupo a Ischia, l’agonia della vittima e i messaggi ignorati dal compagno (foto ANSA) – Blitz quotidiano

Un rapporto di abusi e violenza

Marta Maria Ohryzko viveva in una situazione di abusi continui. Secondo il racconto del 41enne, sabato i due avevano litigato perché Marta aveva bevuto, un motivo di scontro frequente. Marta aveva subito aggressioni multiple nel corso degli anni, con episodi di violenza fisica e psicologica. Nonostante avesse preso coraggio per denunciare, alla fine ha protetto il suo compagno, che odiava profondamente gli ucraini.

Gli inquirenti stanno ancora lavorando per chiarire le cause della morte della donna. L’autopsia sarà cruciale per determinare la natura del decesso e delle ferite trovate sul suo corpo. Nel frattempo, il compagno è in cella a Napoli, in attesa dell’udienza di convalida del fermo.

 

Filippo Limoncelli

Romano, papà e giornalista. Scrivere di calcio è stata la mia vera e prima passione. Parallelamente, le mie altre grandi passioni, sono la musica e viaggiare. Tuttavia, credo fermamente che la pigrizia abbia il suo valore.

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