E’ stata condannata a cinque anni di carcere la ragazza di 24 anni che la notte del 19 ottobre scorso ha investito, uccidendolo, Francesco Valdiserri a Roma nella zona di via Cristoforo Colombo. Lo ha deciso il gup Valerio Savio al termine di un processo svolto con il rito abbreviato. Alla donna era contestato l’omicidio stradale aggravato. Per lei i pm aveva sollecitato una condanna a 4 anni e mezzo.
La ragazza si trovava a bordo della sua automobile quando, con un tasso alcolemico di tre volte maggiore a quello consentito, dopo aver fatto uso di cannabinoidi e ad una velocità maggiore di quella posta come limiti (80 chilometri orari contro i 50 consentiti), ha travolto e ucciso il giovane studente 19enne che stava rientrando a casa dopo una serata al cinema.
Il ragazzo stava camminando insieme ad un amico sul marciapiede che costeggia la via Cristoforo Colombo. L’automobile su cui viaggiava la ragazza, al fianco della quale si trovava il fidanzato, è uscita fuori strada e si è schiantata sul marciapiede.
“Avevo bevuto, ma la cannabis l’ho fumata due giorni prima – aveva dichiarato la ragazza –. Non ricordo il momento dello schianto, non stavo guardando il cellulare, ma i due ragazzi non li ho proprio visti”. La 24enne, inoltre, aveva un precedente simile: nel 2020 si era rifiutata di sottoporsi all’alcool test e le era stata sospesa la patente per sei mesi.
La scelta del rito abbreviato è solitamente legata a due specifici casi: quando l’impianto accusatorio è talmente solido che la condanna è praticamente garantita, o quando di contro le prove raccolte dall’accusa non appaiono sufficienti a confermare la responsabilità dell’imputato, e come strategia difensiva si tende a “congelare” le indagini chiedendo di procedere immediatamente con il processo sulla base degli elementi raccolti sino a quel momento.
La 24enne, che dovrà pagare 800mila euro di provvisionale alla famiglia Valdiserri, era stata accusata di omicidio stradale aggravato, che prevede, per i guidatori con un tasso alcolemico superiore agli 1,5 grammi per litro, una condanna che va da 8 a 12 anni di reclusione. Con il rito abbreviato, che prevede la riduzione della pena di un terzo, i giudici l’hanno condannata a cinque anni di carcere.
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