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Morte Giovanna Pedretti, la doppia indagine e le dichiarazioni ai carabinieri sul cliente della recensione

Prosegue in due direzioni l’inchiesta della Procura a Lodi sulla morte della ristoratrice Giovanna Pedretti, aperta per istigazione al suicidio e allo stato contro ignoti: gli investigatori principalmente cercano di ricostruire la causa della morte e le ultime ore della donna. La ristoratrice era stata travolta dalla vicenda della risposta a una recensione del suo locale, la cui veridicità era stata messa in dubbio con reazioni livorose sul web nei confronti della donna, che è stata trovata morta nel Lambro.

Le analisi sul post

Prioritario dunque è stabilire come Giovanna Pedretti, ormai sembra acclarato, si sia uccisa. Domande che troveranno risposta nell’autopsia che sarà effettuata oggi all’Istituto di Medicina legale di Pavia. Quindi scatterà l’analisi del post e della rencensione all’origine della bufera che è sfociata in tragedia. Questioni su cui Giovanna era stata sentita dall’ufficio di Polizia giudiziaria dopo l’inferno scoppiato contro di lei sui social. Si provvederà alle verifiche tecniche con Google per capire chi fu l’autore del post omofobo e come sia finito sul profilo Facebook del locale.

Il cliente della recensione

Giovanna Pedretti non era riuscita a fornire ai carabinieri dei tratti distintivi del cliente che aveva servito in due occasioni. Alla prima fece seguito la recensione in cui si lamentava la presenza di gay e disabili nella pizzeria “Le Vignole”, conservata in uno screenshot salvato nel telefono della ristoratrice. Alla seconda visita, una settimana prima della morte, Pedretti aveva deciso di rispolverare quel commento e dargli una risposta, quella poi pubblicata sulla pagina Facebook del locale. Il fatto che la donna non sia stata in grado di ricordare l’aspetto del cliente potrebbe rappresentare un’anomalia nel racconto. Vuoto che ha suscitato dubbi tra gli investigatori e ha innescato una doppia inchiesta. 

Il malessere di Giovanna

Già durante la deposizione in caserma, Giovanna Pedretti aveva mostrato segni di un malessere che quella situazione aveva accentuato. Il marito l’aveva accompagnata in caserma durante la deposizione e ai carabinieri aveva detto, come ricostruisce Il Fatto Quotidiano, che la moglie “era ossessionata da quei commenti negativi”. Quella sera avrebbe provato a rasserenarla dicendole di dimenticare gli attacchi, ma lei non riusciva a capacitarsi di essere passata in pochi giorni dall’essere un’eroina a una truffatrice. Non era riuscita ad addormentarsi, e con la macchina era andata sulle rive del Lambro. Una circostanza che non aveva messo in allarme la famiglia: Giovanna era solita passeggiare prima dell’alba lungo il fiume. La teoria principale nell’inchiesta sulla morte della donna è che potrebbero esserci dei problemi psicologici che non erano stati precedentemente rilevati. 

La rabbia contro i media

Sulla cancellata del parco pubblico che si trova proprio di fronte al ristorante, intanto, è apparso dalla notte scorsa un grande lenzuolo con la scritta: “Stampa e tv rispettate la famiglia e non fatevi vedere più”. Stamattina, poi, è comparso un secondo striscione su un’abitazione a fianco del locale, dello stesso tenore e nel pomeriggio un’avvocatessa, Simona Callegari, che si è detta portavoce della famiglia, ha chiesto silenzio e rispetto per i congiunti di Giovanna. 

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