L’acqua è diminuita del 20% negli ultimi 30 anni in Italia. Lo rileva Ispra (Istituto superiore protezione e ricerca ambientale) che, attraverso le stime del Bigbang, il suo modello idrologico, ha analizzato la situazione dal 1951 al 2021. Ne è emerso che nell’ultimo trentennio climatologico (1991-2021), con un valore che ammonta a circa 440mm, la disponibilità della risorsa acqua è scesa del 20% rispetto al valore di riferimento storico di 550 mm. Sul lungo periodo (1951-2021) si evidenzia una riduzione del 16% in meno rispetto al valore annuo medio storico.
L’emergenza idrica potrebbe mettere a rischio 320 miliardi di euro tra imprese idrovore e filiera estesa dell’acqua, ovvero il 18% del Pil italiano. A lanciare l’allarme è il Libro Bianco 2023 “Valore acqua per l’Italia”, presentato da The European House – Ambrosetti, che indica come risposta alla crisi un modello circolare composto da cinque R: raccolta, ripristino, riuso, recupero e riduzione. L’urgenza è testimoniata anche dai dati: secondo Ambrosetti il tasso di sostituzione delle reti idriche italiane, delle quali il 25% ha più di 50 anni, è di 3,8 metri per km all’anno e di questo passo sarebbero necessari 250 anni per la loro manutenzione completa. Una delle principali ragioni di questa lentezza risiede proprio negli investimenti limitati. Gli operatori del servizio idrico, rileva il Libro Bianco, sono anche in difficoltà sul rispetto della tassonomia europea: l’82% sul risparmio energetico, il 76,5% sulle perdite d’acqua.
Eppure l’acqua è una risorsa fondamentale per la nostra economia, in particolare per l’operatività di 1,5 milioni di imprese agricole, circa 330.000 aziende manifatturiere idrovore e oltre 9.000 imprese del settore energetico. Nel 2021 il ciclo idrico esteso ha generato un valore aggiunto di 9,4 miliardi, con una crescita media annua del 4,3% nel periodo 2010-2021, pari a 10 volte la manifattura italiana, occupando 92.400 persone. Questa filiera, sottolinea Ambrosetti, vale quasi quanto l’industria farmaceutica e oltre il doppio dell’abbigliamento.
Il mondo ha sempre più sete mentre la siccità si diffonde anche in regioni tradizionalmente piovose e tornano malattie come il colera in Paesi dove, da decenni, non rappresentavano più una minaccia. Il consumo di acqua è aumentato a livello globale di circa l’1% all’anno negli ultimi 40 anni e l’ultimo World Water Development Report dell’Onu prevede una crescita a un ritmo simile fino al 2050. Sono 2 miliardi le persone che non hanno acqua sicura da bere e quasi meta’ della popolazione mondiale utilizza servizi igienici che lasciano i rifiuti umani non trattati, secondo un rapporto dell’Unicef e dell’Oms.
L’Italia, con oltre 9 miliardi di metri cubi l’anno, è il primo paese dell’Unione Europea per acqua prelevata ad uso civile, secondo i dati dell’Osservatorio “Valore Acqua per l’Italia” di The European House – Ambrosetti relativi al 2020. La media pro capite è di 154 metri cubi per abitante. Solo la Grecia, con 157 metri cubi per abitante, ci batte. La domanda complessiva in Italia è costituita per il 55% dal settore agricolo, il 27% da quello industriale e il 18% per quello civile per oltre 26 miliardi di metri cubi totali.
Gli acquedotti vetusti e inefficienti disperdono oltre il 42% dell’acqua immessa. L’acqua persa così nel 2020 – osserva l’Istat – soddisferebbe le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno.
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