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Negozio annuncia chiusura a Valvasone Arzene (Pordenone): “Nessuno vuole lavorare. Non troviamo dipendenti”

“Con grande rammarico ci troviamo obbligati a comunicare che sospendiamo l’attività nello spaccio di Valvasone, perché anche solo lavorare il sabato sembra essere un problema insormontabile per i candidati”. E’ l’annuncio comparso il giorno di San Silvestro sulle vetrine di un negozio della Cospalat a Valvasone Arzene (Pordenone). Un cartello “provocatorio” – come è stato spiegato dallo spaccio di formaggi – affisso per denunciare la difficoltà a trovare collaboratori disposti a lavorare. Un’azione che però ha sollevato alcune polemiche.

“Cerchiamo due persone per mantenere aperta l’attività – ha spiegato a Il Gazzettino un consigliere di Cospalat – ma non riusciamo a trovarle. L’incarico che offriamo consiste in un lavoro da commesso”. Dall’azienda hanno anche precisato che “di giovani non se ne vedono: sotto i 30 anni non si presentano proprio. Le candidature sono rappresentate quasi solo da over 50. Poi iniziano i problemi: lavorare il sabato non va bene, iniziare il turno alle otto è troppo presto, gli spostamenti sono troppo lunghi. Ecco perché con quel cartello abbiamo voluto provocare. Sarà un caso, ma da quando è comparso il messaggio ho ricevuto tre telefonate”.

Le parole del sindaco di Valvasone Arzene

Di diverso avviso il primo cittadino di Valvasone Arzene, Markus Maurmair: “Bisognerebbe fornire tutte le informazioni del caso – ha rilevato – (stipendi garantiti, contesto lavorativo adeguato, come le temperature dei locali e capacità di gestire il personale) prima di esternare affermazioni così pesanti. Da anni l’attività funziona soprattutto grazie alla buona volontà delle persone che vi lavorano. Non vorrei fosse una sorta di giustificazione per una chiusura preventiva collegata al fatto che nelle vicinanze aprirà a breve un’altra attività similare”.

Gianluca Pace

Laureato in Storia contemporanea, a Blitz quotidiano dal 2011. Qui mi occupo, si fa per dire, di quel che accade in questa misera Italia e nei dintorni. Con queste poche righe dovrei mettere in risalto, con un po’ di ironia e senza farlo notare troppo, le mie poche qualità. Ma insomma, alla fine che ci frega?

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