“Abbiamo abolito la povertà. Noi siamo il cambiamento”. Era il settembre del 2018, sembra passata davvero un’eternità, quando l’allora neo ministro del Lavoro Luigi Di Maio, affacciato dal balcone di Palazzo Chigi, festeggiando l’approvazione del Reddito di Cittadinanza disse: “Oggi aboliamo la povertà”.
Oggi invece, passati cinque anni dall’abolizione teorica pentastellata della povertà, la Caritas ci dice che “la povertà ormai è un fenomeno strutturale” e che i poveri, dal 2021, sono aumentati: +357mila.
Sono, secondo la Caritas, 5 milioni 674 mila i poveri assoluti. E un residente su dieci non ha accesso a un livello di vita dignitoso.
E non è finita qui. A rischio povertà ed esclusione sociale ci sono “14 milioni 304mila persone”. Il 24,4% della popolazione totale.
Forse la prossima volta, prima di affacciarsi da un balcone e lanciarsi in dichiarazioni roboanti, sarebbe meglio avere qualche sicurezza matematica in più. In questi anni è la povertà che sta abolendo l’Italia e non il contrario.
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