Da settimane si parla delle occupazioni scolastiche avvenute anche quest’anno in tutta Italia, pratica che va avanti oramai da decenni a cui questo Governo vuole in qualche modo mettere argine. C’è un sacrosanto problema legato ai danni che in molti casi vengono recati agli istituti durante le occupazioni. Ma siamo sicuri che la soluzione proposta dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sia la migliore? Questa la sua proposta: “Chi occupa e devasta una scuola deve essere bocciato. Meritano il 5 in condotta, e con il cinque si viene bocciati”.
E il ministro non si ferma alla bocciatura. Per quanto riguarda la responsabilità civile dei danni dichiara: “Chi occupa ne dovrebbe rispondere, perché ci va di mezzo la comunità. Stiamo studiando una norma per far sì che chi occupa, se non dimostra di non essere coinvolto nei fatti, risponda civilmente dei danni che sono stati cagionati. È una presunzione che solo dimostrando di essere del tutto estraneo uno può vincere”. Essendo, gli studenti, in gran parte minorenni, chi risponde civilmente dei danni? I genitori, che a loro volta dovrebbero fare pressione sui figli affinché non occupino. Come dire: “Noi scuola non ce ne occupiamo, famiglia occupatene tu!”
La proposta del 5 in condotta è un puro atto repressivo. Quello che c’è dietro a questa idea è che l’unica risposta che si deve dare è…silenziare tutto. Non si cerca un dialogo, non si propongono spazi di confronto e si blocca sul nascere ogni tentativo di svolgere un’esperienza che, malgrado tutti i limiti del caso, potrebbe essere addirittura formativa. Giusto punire gli eccessi, ma mettere 5 in condotta indistintamente non appare una soluzione, anzi. E poi, va bene che ora gli studenti tendono ad autodenunciarsi, ma come si dimostra di essere del tutto estranei ad una occupazione?
Viene poi da chiedersi come quantificare i danni, dividere le spese che devono essere rimborsate (ammesso che i genitori vogliano o possano contribuire).
Insomma due soluzioni che hanno un solo scopo: nascondere la polvere sotto al tappeto proprio in una realtà in cui si dovrebbe dialogare, se non altro per contribuire a formare i cittadini di domani.