Ogni anno in Italia vengono registrati circa 2.500 episodi di violenza nei confronti di medici e infermieri. I casi reali, tuttavia, potrebbero essere più del doppio rispetto a quelli ufficiali. È quanto segnala il sindacato degli infermieri Nursing Up citando dati dell’Istituto Superiore di Sanità.
La maggior parte delle aggressioni avviene nei pronto soccorso; seguono i reparti di degenza, gli ambulatori, i servizi psichiatrici di diagnosi e cura, le terapie intensive, le ambulanze del 118, le case di riposo e i penitenziari. Le violenze avvengono più frequentemente durante i turni serali o notturni. La categoria professionale più colpita è quella degli ausiliari sanitari, che sono vittime di quasi la metà di tutti gli episodi di violenza. Gli operatori sanitari sono inoltre, tra i lavoratori del settore pubblico, quelli col più alto tasso di assenze dal lavoro a causa di violenze.
Questi numeri, dice il presidente nazionale del Nursing Up Antonio De Palma, “evidenziano in modo preoccupante che, oltre alla drammatica mancanza di sicurezza fuori e dentro le corsie degli ospedali, e alle conseguenze psico-fisiche delle violenze subite da parte dei nostri infermieri, la sanità italiana sta pagando lo scotto delle ripercussioni legate alle assenze sul luogo di lavoro degli operatori sanitari aggrediti”.
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