A 17 anni dall’omicidio, con una condanna all’ergastolo definitiva, arriva una possibile svolta per l’omicidio di Vitalina Balani, 70enne trovata morta nel suo appartamento di via Battindarno, a Bologna, il 15 luglio 2006. La Corte di Appello di Perugia ha accolto la richiesta di revisione presentata dall’avvocato Gabriele Bordoni, difensore del commercialista Andrea Rossi, in carcere dal 2007: il 23 gennaio conferirà l’incarico per una nuova perizia medico-legale sul caso. Al centro della richiesta, l’ipotesi di un diverso orario della morte, orario per cui Rossi ha un alibi.
Il processo dunque si riapre. Perugia ha acquisito anche l’intero fascicolo della Corte di assise bolognese che processò Rossi, e si valuterà anche la richiesta della difesa di risentire i testimoni, alla luce dei nuovi elementi. Rossi si è sempre proclamato innocente.
La revisione si è discussa a Perugia dopo che per due volte la Corte di Appello di Ancona, in precedenza, non aveva ammesso le richieste difensive. Ma era stata la Cassazione ad annullare l’ultima ordinanza, rinviando ad una diversa Corte di Appello per la rivalutazione.
Sessantenne, padre di sei figli, Rossi era il commercialista di famiglia che Vitalina e il marito novantaquattrenne, Aldo Fabiani, avevano visto crescere. Gli avevano affidato i loro investimenti e nella ricostruzione dell’accusa – procura bolognese e squadra mobile – che lo portò a processo, il professionista ne avrebbe approfittato per spogliarli di beni per quasi due milioni.
La nuova prova portata dalla difesa, necessaria per far riaprire il dibattimento, è legata a macchie di sangue su braccio e ventre della vittima analizzate dal consulente dell’avvocato Bordoni, il professor Giovanni Pierucci. All’epoca il decesso venne fissato a 24 ore prima del ritrovamento del cadavere, nel primo pomeriggio del 14 luglio. Ma gli studi recenti presentati alla Corte perugina sposterebbero l’orario: non oltre le 12-15 ore prima.
Dopo che l’autopsia dimostrò che la morte avvenne per strangolamento, le prime indagini avevano puntato sui badanti romeni della vittima. Ma sei mesi dopo emersero degli ammanchi dai conti della 70enne. Due milioni di euro, che la donna aveva dato da investire al commercialista da lei considerato persona di fiducia. Soldi mai più restituiti e che per gli inquirenti rappresentano il movente dell’omicidio. Un movente che potrebbe essere messo in discussione.
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