Spot promo Italia girato in Slovenia, Venere era greca, imbarazzante: come direbbe Fantozzi? quanti soldi sprecati

Ancora su “Open to Meraviglia”, la campagna del Ministero del Turismo per promuovere il “prodotto Italia” (Daniela Santanchè).

Open to Meraviglia, l’inizio è girato in… Slovenia

 Sì, c’è l’immagine copertina di una Venere di Botticelli ridotta a fumetto e attualizzata fino allo stereotipo di una scamiciata influencer alla moda, pizza, mandolino, costi… Senza contare il continuo oscillare del sovranismo linguistico di governo dal no alle parole straniere agli anglicismi che spuntano inavvertiti da ogni dichiarazione.

Senza dimenticare che Venere risulta nata a Zante, in Grecia, come cantò Ugo Foscolo e come chiunque abbia fatto la terza media dovrebbe ricordare.

Critiche e meme di scherno si sprecano (“Open to Spreco”, fra gli altr,i si legge sui social), ma l’ultima scoperta le batte tutte. All’inizio del video promozionale che illustra le meraviglie del Bel Paese, dall’India a New York, dal Manzanarre al Reno, la tipica degustazione di vini è ambientata…all’estero. 

“Guardando attentamente il video ‘Italia, Open to meraviglia’, notiamo in prima battuta una scena di degustazione video non ambientata in Italia ma in Slovenia”. Ad accorgersene e pubblicare sulla pagina Facebook, i due co-portavoce di Europa verde e deputati di Alleanza verdi e sinistra Angelo Bonelli e Eleonora Evi.

Il ministro Santanché si mostra impermeabile alle critiche (“mi sono fatta una risata riguardo ai meme che circolano”). Difende la scelta di una Venere pop per andare incontro ai gusti giovanili. Alla radio (Rtl) risponde anche sulla campagna promozionale con la solita retorica dell’Italia pizza, spaghetti e mandolino. Contro la pizza, il succo del ragionamento, si schierano solo snob e radical chic che mangiano caviale  salmone.

Santanché sui meme: “Mi sono fatta una risata”

Interessante la teoria sul “brand Italia”. “Quando andiamo all’estero dobbiamo promuovere l’Italia, poi le sue specificità. Chi viene dall’estero non conosce le nostre città, conosce l’Italia.

Non credo sia un giusto metodo di comunicazione promuoverla diversamente, è come se la Coca-Cola promuovesse la caffeina, che è solo un ingrediente della ricetta”.

A parte la caffeina, qualcuno in effetti si chiedeva se fosse giusto che il Ministero debba promuovere l’Italia, un “prodotto”, di nuovo, che si vende da solo e non, magari, occuparsi di spalmare gli arrivi, ammortizzare le penurie di bassa stagione, regolare i flussi…

Published by
Warsamé Dini Casali