Orazio Fascina, il padre di Marta. Orazio Fascina una volta cancelliere al Tribunale di Salerno, ora pensionato. E tecnicamente suocero di Silvio Berlusconi. Da bravo parente Orazio Fascina è anche lui accorso al capezzale del genero di fatto, a Milano, al San Raffaele, a sostenere la figlia e il suo compagno. La figlia di Orazio, Marta Fascina appunto, quando a lui si rivolge lo chiama ovviamente papà. Un papà che viene spesso usato da generi e nuore nei confronti del padre del partner. Un dare del papà non biologico certo ma certamente familiare, un papà usato per segnare l’appartenenza ad una comune famiglia. Silvio Berlusconi quando insieme a Marta incontra Orazio come si rivolge a lui?
Se il Corriere della Sera la racconta giusta, allora Silvio Berlusconi fa come fanno e han sempre fatto milioni di generi: chiamano papà il padre della compagna e sposa. Dunque, Silvio dà del papà ad Orazio. E la cosa pare, sempre secondo il Corriere, piaccia, quasi inorgoglisca Orazio. E non dispiaccia a Silvio, non solo per la sua nota attenzione alla cortesia sostanziale e formale. Ci deve essere anche un sottile ma profondo brivido di anagrafica voluttà nel poter chiamare, ad 86 anni suonati, qualcuno papà. Voluttà che Silvio non si nega e pare che Silvio ed Orazio su questo improbabile darsi del papà sia nata una bella amicizia. Silvio, 86 anni, che chiama papà Orazio che di anni ne ha 10/15 di meno. La scena chi la racconta la racconta come perfino tenera.
Terapia intensiva immaginaria
A proposito di raccontare…Inventare sì, ma anche l’invenzione giornalistica dovrebbe, per essere professionale, dovrebbe conoscere i confini del plausibile. Invece conoscere e sapere sono attività oltre che ignote anche proibite in molti luoghi e format dell’attività cosiddetta informativa. Ci sono giornali e giornalisti che hanno detto e scritto di Berlusconi “già in piedi”. Costringendo i medici, ma prima ancora la ragion minima, ad evidenziare la patologia dei suddetti e diffusi giornali, giornalisti e informatori vari. Patologia che consiste nell’ablazione di ogni collegamento tra un concetto e l’altro, nella desertificazione dei link logici tra le frasi…Detto in termini poveri, poverissimi, la patologia dilagante è il non saper far pace con il cervello, il proprio. Se uno scrive terapia intensiva nn può domandare e scrivere di Silvio Berlusconi “già in piedi”.
In piedi, fuori dal letto di degenza in terapia intensiva nn si sta e non può essere che si stia: in piedi e in terapia intensiva è una contraddizione in termini. Dire insieme in terapia intensiva e in piedi vuol dire nulla sapere e nulla voler sapere di cosa sia una terapia intensiva (non ci vuole una laurea in medicina) e figurarsela come una stanza d’ospedale con poltrona per gli ospiti e paziente che si alza per sgranchire le gambe. Va bene, molte cronache e cronisti di Berlusconi in ospedale letteralmente non sanno quel che dicono, e allora? Allora fosse solo una cronaca quella priva dell’oggetto base della cronaca, la plausibilità…Cronache amputate della plausibilità, lobotomizzate della minima cognizione di causa sono il companatico quotidiano di informazione (?) sulla guerra, sulle bollette, sul codice della strada…C’è ancora il pane dell’informazione plausibile e documentata ma i raccontatori professionali di balle, più ignoranti che maligne o perfide o adoranti, sono senza dubbio i migliori allievi (alcuni diventeranno chef) del parla come mangi in tempi di street food e grande distribuzione delle junk-news.