Ornela Casassa ha ragione, vien voglia di dire 750 volte ragione. Anche quando, il giorno dopo, si meraviglia della meraviglia mediatica, social e in fondo social-informativa. Ornela Casassa ha fatto pubblicamente sapere che ha ricevuto e rifiutato una proposta di lavoro retributivamente indecente: 750 euro al mese. E tutti a dire, sui quotidiani di carta, sulle piattaforme del web, in tv e radio, ovunque…tutti a dire: ma tu guarda che succede! La stessa Ornela opportunamente rileva: e che non lo sapevate?
Importa relativamente poco sapere se i 750 messi sul piatto (piattino da biscotti del tè) fossero lordi o netti (o magari netti perché a nero). Sapere i 750 al mese in cambio di quali orari di lavoro, quali mansioni, quali competenze e responsabilità. E quale fosse il contratto, a tempo determinato (probabile) o indeterminato (molto meno probabile). E importa relativamente poco sapere che Ornela Casassa è ingegnere e ha 28 anni (un’età che per il mercato del lavoro italiano è quella di un infante mentre fuori dei confini è già l’età delle migliori prestazioni intellettuali e produttive). Importa relativamente poco perché 750 al mese sono e restano assolutamente poco. Poco per viverci, poco anche per lavorarci a 750 al mese.
Al netto della gigantesca, tollerata e coccolata ipocrisia nazionale secondo cui, dichiarazioni dei redditi alla mano, metà dei contribuenti italiani sopravvive con redditi poco più alti (15 mila lordi annui), 10 mila euro di retribuzione annua sono davvero pochi. Anzi, più che pochi: indecenti. Ornela ci ha fatto sopra un video Tik-Tok, non proprio uno studio analisi e teoria e storia del rapporto capitale-lavoro da Adam Smith a Karl Marx. Di questi tempi, il meglio che passa il convento.
Un quotidiano molto impegnato a ritrovare la sinistra perduta e a ritrovarla dura e pura e anche per così dire onniscomparsa (scomparsa per ogni dove) ha intervistato Ornela e Ornela ha detto, più o meno, mai visto in vita mia sindacati e sinistra. O meglio: la sinistra nulla ha fatto e nulla fa perché non ci siano in giro proposte di lavoro a retribuzione indecente. Anzi Ornela aggiunge: la sinistra ha abbassato i diritti dei lavoratori. E qui Ornela Casassa si mostra proprio figlia del tempo che vive, il tempo dell’orecchiamento e assemblaggio. Orecchiamento di ciò che si dice in giro e assemblaggio di frasi orecchiate e molte volte ripetute e risuonate in fatti, anzi valori, anzi diritti, anzi realtà, indiscutibile realtà. Dove è la sinistra? E’ il titolo in forma di rimpianto scandalo con cui il quotidiano riassume le parole di Ornela.
Sinistra dove sei, risuona il lamento/accusa. All’opposizione e all’opposizione per manifesta volontà di corpo elettorale. All’opposizione e ce l’hanno mandata gli italiani, non i marziani. Ma consideriamo questo un trascurabile dettaglio, come usualmente fanno molti cittadini indignati e dolenti per cui Stato, governo, parlamento, maggioranza, opposizione sono un tutt’uno che ad una sola cosa deve pensare e una sola ragione ha di esistere: assistere, assister, assistere. A parte il dettaglio dell’essere all’opposizione dopo che volontà elettorale le ha tolto il manico (peraltro debole) del governo, la sinistra politica e staremmo per dire umana è dispera nei sui fumi, annichilita dalle sue piccolezze ormai anche ideali, imbottita di botox demagogico che la rendono deforme. Ma che c’entra la sinistra con i 750 euro offerti ad Ornela e a tanti altri giovani come retribuzione indecente? Niente, niente e niente. Dov’è la sinistra non è l’invocazione giusta e pertinente, quella che questo grido d’abbandono chiama è la mamma. La mamma, non la sinistra o la destra o chiunque governante.
Ornela ha 28 anni, è ingegnere e mostra brillantezza, competenza e dignità. Al tempo, come gran parte dei suoi concittadini e contemporanei in questa terra d’Italia mostra di essere assolutamente sicura e certa che gli stipendi li facciano e stabiliscano i governi, lo Stato, i partiti e magari, in ultima istanza, Mattarella? E che i posti di lavoro li decida e stabilisca il governo, lo Stato, i partiti, la Regione, magari il sindaco? E che se mandi tanti in pensione, altrettanti vengono assunti. E che se diminuisce la popolazione in meno si st meglio, anche se, come accade da noi, tra i meno che restano aumentano i vecchi e diminuiscono i giovani. E che se smettiamo tutti di pagare tasse, tutto resta più o meno come prima tranne il nostro bilancio familiare. E che l’arroganza padronale (che pure c’è e più di quanto si voglia ammettere) che c’è dietro e alla base dei 750 al mese (i molti casi anche meno) sia qualcosa di domabile per via giudiziaria o magari di decreto legge governativo.
Ornela ingegnere e milioni e milioni di italiani giovani e non giovani non sanno e soprattutto non vogliono sapere di chi o cosa nella realtà fa stipendi e pensioni, prezzi e consumi. Reclamano come diritto, diritto primario e universale, di vivere in un sistema di economia assistita dove il reddito da lavoro decente sia una variabile indipendente da tutto il resto, compresi i vizi e le storture della grande famiglia nazionale. E dove lo Stato tutto e sempre ripiana e consola. Ma quella, appunto, non è la sinistra e neanche la destra e neanche il socialismo o il capitalismo, quella è la mamma.
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