Ha suscitato un enorme scalpore e indignazione la notizia rimbalzata da Milano: l’arresto di 13 poliziotti (altri 8 sono stati sospesi) accusati di torture e abusi sui minori detenuti nel carcere “Beccaria” di Bollate. Scenario più che inquietante e vasto: 25 indagati,12 le vittime. Fatti emersi e documentati da una operazione condotta dal Nucleo investigativo per la Lombardia della Polizia penitenziaria, ordinata dal pm di Milano. Gli investigatori riferiscono di pestaggi, minacce, sevizie di ogni genere (fisiche, morali). E di relazioni di servizio farlocche e “sistemate” ad arte. Sintetizza il gip Stefania Donadeo:: “Violenze inaudite compiute a partire almeno dal 2022”.
Gli agenti si sono giustificati così: “Schiaffi paterni, solo botte educative“. Da un verbale registrato davanti ai Pm (18 novembre 2022) un ragazzo ha dichiarato: “Sono arrivati 7 assistenti, mi hanno messo le manette e mi hanno cominciato a colpire. Il primo colpo è stato uno schiaffo, il secondo è stato un pugno, il terzo è stato nelle parti intime e da lì ho visto tutto nero”. Un’altro giovane detenuto che aveva appiccato un incendio nella sua cella è stato trascinato, ha raccontato, “nell’ufficio del capo posto, privo di telecamere, e immobilizzato dietro la schiena. Poi è scattata la brutale aggressione. Mi hanno sputato addosso”. Dopo il pestaggio è stato messo in isolamento per 10 giorni in un’altra cella nella quale, per i primi 3 giorni, non era stato lasciato neppure un materasso e un cuscino per dormire. Ha aggiunto: “Io non mi lamentavo perché se mi fossi lamentato avrei ancora preso schiaffi e pugni”.
Lo dice Don Gino Rigoldi, 84 anni, in prima linea per mezzo secolo: “Mancano gli educatori e gli agenti vanno formati. Faccio mea culpa, non mi sono accorto delle violenze. Che fare? Bisogna ripristinare le esperienze di 20 anni fa con la presenza di educatori e di animatori culturali; 20 anni fa c’erano diversi club di lettura, di arte, di pittura, di musica che consentivano ai ragazzi, dopo cena, di avere momenti di aggregazione culturale e di tempo libero organizzato”. Sottinteso: questo oggi non c’è più e bisogna ripartire da queste esperienze.
Oltre ai problemi dei reati commessi dai baby detenuti (1.206 femmine, 12.761 maschi) c’è lo status delle carceri che è allarmante. Spiega l’associazione Antigone (sede centrale a Roma, attiva dal 1991) nel dossier “Nodo al collo”: la situazione della popolazione dei reclusi è disastrosa. E’ sopratutto emergenza suicidi; dal 2023 ad oggi sono 101 le persone che si sono tolte la vita in carcere, 30 solo dall’inizio di quest’anno. Una emergenza sociale per i minorenni: nei 17 istituti penali per baby detenuti, ci sono 21.824 ragazzi: 4887 sono stranieri. È il caso di metter mano ad una situazione che sta degenerando.