Palermo, assolata domenica mattina presto, Stazione Centrale. L’aria nonostante siano le 7.15 è già calda. Buongiorno Assessore! Come sta? Ma perché lei mi riconosce? E certo!
-Prima di lei non avevamo vita. I treni erano scomparsi, non veniva più nessuno in stazione. La frase con tutto il carico di esagerazioni, che solo noi siciliani riusciamo a declamare, mi viene rivolta dal ferroviere alla biglietteria di Trenitalia.
– Lei, continua l’anziano ferroviere, oltre a comprare i Jazz, treni pendolari belli e moderni, ha rimesso il treno in esercizio sulla Palermo-Catania in orario cristiano. Prima ci metteva 5 ore e portava 5 passeggeri. Eravamo scomparsi!
Se per un caso fortuito del destino cinico e baro, o per la feroce determinazione che ci mettono alcuni, assumi in Sicilia un ruolo pubblico ti rimarrà la cosiddetta, in siciliano, inciuria, a vita. Magari sarai stato nominato a quella funzione 30 anni prima, ma “l’inciuria”, soprattutto di assessore, ti rimarrà appiccicata come una malattia cronica, per molti degenerativa.
Se poi sei stato Sindaco o Presidente di un Ente per te è finita, perché sai che mai assurgerai nell’immaginario collettivo dei siciliani, spesso sudditi del potere, più in alto di quel tempo che ormai è fuggito dalla clessidra di Cronos.
L’inciuria è un usanza soprattutto di paese, spesso serviva per distinguere parenti che avevano lo stesso nome, cosa ai tempi frequentissima, si chiamavano tutti Giuseppe o Salvatore, ai tempi cristiani, oppure a a caratterizzare negativamente qualcuno. Io avevo un prozio che oltre ad avere lo stesso nome di un fratello più grande, aveva la caratteristica di generare scontri, per questo era inciuriato Giovannino, era piccolo di statura ma tosto, ‘u furnaciaro, l’attizzatore di fuoco.
C’è una trattoria in un quartiere popolare di Palermo che si chiama Sciupè, quando chiesi alla signora che sembrava la proprietaria che volesse dire quel nome lei, indicandomi una foto con lumicino attaccata al muro, mi disse che suo marito, buonanima, di inciuria era detto ‘O Sciupafimmini. Soltanto che lui è morto ed io sono viva, disse, con un mezzo sorriso, amaro come un Cynar.
A me resta l’inciuria di Assessore, almeno finche tutti questi ferrovieri anziani, come il mio amico e sodale ferroviario Maurizio, non andranno in pensione. I neoassunti, visto che mi si riconosce di aver riportato in vita i treni, e quindi Trenitalia ha ricominciato ad assumere, per fortuna non mi conoscono. E potrò viaggiare, lentamente of course, come un anonimo passeggero.
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