Innocent Oseghale è colpevole di avere violentato la diciottenne Pamela Mastropietro nel gennaio 2018 a Macerata. Giudicato colpevole anche di averla uccisa sezionandone poi il corpo. E’ la conclusione alla quale è arrivata la Corte d’assise d’appello di Perugia con la sentenza di oggi, al termine del nuovo processo di secondo grado relativo solo alla violenza sessuale per il trentaduenne nigeriano. Il processo è approdato a Perugia dopo che la Cassazione aveva reso definitiva per Oseghale la condanna per l’omicidio annullando invece con rinvio per la violenza sessuale.
Con il riconoscimento di questo reato da parte dei giudici perugini è quindi arrivata la conferma dell’ergastolo, già inflitto nei precedenti gradi di giudizio. Un’eventuale assoluzione avrebbe invece potuto far scattare una riduzione della pena. All’esterno del palazzo di giustizia di Perugia, anche oggi amiche e amici della giovane vittima hanno esposto diversi striscioni per chiedere “Giustizia per Pamela Mastropietro”. Sugli striscioni una foto della diciottenne, la stessa che era sulla maglietta della madre.
La Corte di Perugia ha accolto la richiesta della Procura generale, rappresentata dal capo dell’Ufficio Sergio Sottani e dal sostituto Paolo Barlucchi. “Oseghale ha ucciso Pamela se fosse qui gli direi: tu l’hai uccisa, tu sei un omicida. Si parte necessariamente da qui” ha sottolineato quest’ultimo. Secondo Barlucchi “in quella casa c’è stata violenza sessuale e durante quella violenza sessuale Pamela è stata uccisa”. “Non ho dubbi che c’è stata una violenza sessuale e che c’è stata una opposizione di Pamela che non immaginava di incontrare un brutale assassinio” ha concluso.
Subito dopo la lettura della sentenza, gli amici della vittima hanno applaudito e si sono abbracciati con i familiari della diciottenne. Ancora applausi e momenti di “felicità” fuori dal palazzo di giustizia. La madre che ha urlato “ergastolo” alzando le braccia al cielo verso il quale ha lanciato anche un bacio. “Un urlo liberatorio” ha detto.
Una vicenda che però non si chiude per la madre della giovane, Alessandra Verni, per la quale “ci sono altri mostri fuori da prendere”. Al termine dell’udienza la donna, con indosso una maglietta con il volto sorridente della figlia e una coroncina in testa, si è augurata che la condanna per Oseghale “sia a vita e senza sconti di pena”. “Come ho detto a Macerata fuori uno – ha aggiunto -, adesso vediamo gli altri, vogliamo gli altri. Perché ci sono le prove che c’erano anche loro. Questa sentenza comunque un po’ di sollievo me lo dà”. Sull’assenza dell’imputato in aula, Alessandra Verni non nasconde che avrebbe voluto guardarlo oggi negli occhi. “Volevo vederlo e secondo me l’imputato deve essere obbligato a stare in aula”.
Il processo per Oseghale non sembra comunque ancora finito. “Siamo delusi dalla sentenza, attendiamo di conoscere le motivazioni ma già da ora annunciamo la nostra intenzione di fare ricorso in Cassazione” hanno detto i difensori dell’imputato, gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi.
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