Dell’omicidio di Giulia Cecchettin ha parlato il papà di Filippo Turetta, il giovane che dal carcere di Verona ha ammesso il delitto dell’ex fidanzata 22enne. “Non è uno che uccide a mano armata, gli è saltato l’embolo. Forse voleva sequestrarla per impedirle di laurearsi”, ha detto Nicola Turetta. Intanto la famiglia di Giulia ha nominato un proprio consulente in vista dell’autopsia, fissata per venerdì mattina all’Istituto di medicina legale di Padova.
In una lunga intervista a “Chi l’ha Visto?“, Nicola Turetta ha formulato le sue ipotesi sull’omidicio di Giulia Cecchettin: “Io ho pensato che volesse sequestrarla, rapirla per non darle la soddisfazione di laurearsi e dopo lasciarla. Purtroppo le cose sono peggiorate, forse voleva farle paura poi la cosa è precipitata e a lui è saltato l’embolo”, ha detto. “Ci sono degli aspetti di questa tragedia che vanno visti in una chiave un po’ diversa, cioè non è uno che ha ucciso a mano armata, non so. So che Giulia andava fuori con lui tranquillamente, fino a quel sabato so che non le ha toccato neanche un capello. Quindi lei era tranquilla quando usciva, lei non aveva questi timori”, ha aggiunto. Dai messaggi di Giulia raccolti dagli inquirenti, però, è emerso il comportamento possessivo di Turetta e come lui cercasse di allontanarla dalle sue amiche.
“L’unica spiegazione potrebbe, cioè non è una cosa razionale, una persona che ami, che porti a casa… un bene così non può sfociare in una tragedia del genere”, ha aggiunto. “Ha ucciso il suo angelo praticamente, quella che lui amava. E’ un ragazzo che comunque a 21 anni è un bambino, io non lo so, sono fragili. Anche io avevo le mie crisi ma questi ragazzi mi sembra che appena gli togli qualcosa crollano oppure fanno questi atti così violenti. Qui entriamo nel ramo della psicologia e io non lo so, bisognerebbe capire come aiutarli a uscire quando hanno queste cose”, ha spiegato Nicola Turetta.
Intanto la famiglia di Giulia Cecchettin ha nominato un proprio consulente in vista dell’autopsia fissata per venerdì mattina all’Istituto di medicina legale di Padova. Si tratta del professore triestino Stefano D’Errico, direttore di Medicina legale dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina. D’Errico, tra le altre cose, si è occupato di recente del caso della morte di Liliana Resinovich.