Un ex panettiere di Tuenno (Trento), andato in pensione, torna al lavoro per un mese per aiutare il cugino. Una scelta però che gli costa cara: l’Inps infatti gli ha chiesto 19mila euro. Per il 67enne, che ora fa ricorso, è una vicenda “kafkiana, senza precedenti non solo in Italia ma forse nel mondo”.
In quel frangente, l’uomo avrebbe guadagnato solo 280 euro per aiutare il cugino nel mese di agosto, nel 2021. Non un lauto compenso, che l’ex paniettiere pensava di poter percepire nonostante si fosse ritirato grazie a “Quota 100” a 63 anni, riporta l’Adige.
La storia
I guai per il pensionato hanno inizio nell’agosto 2021. Accumula 30 ore di lavoro, ricevendo in compenso 280 euro. La sorpresa, amara, arriva in ottobre: l’assunzione non è compatibile. L’uomo va all’Inps, seconodo cui “forse per un importo così ridotto non interverranno, ma tutto dipende dal funzionario”. Nel 2022, l’Inps notifica al 67enne la restituzione di un anno di pensione. Per il 67enne è eccessiva la richiesta di 19mila euro per un compenso di 280 euro, su cui ha già pagato le tasse. Ha presentato un ricorso tramite il sindacato dei commercianti, respinto dall’Inps, e ora ne farà un altro attraverso il suo avvocato.
Le parole del pensionato
L’ex paniettiere non ci sta: “Non riesco a capire: come faccio a tirare fuori questo denaro?”. L’uomo ha il mutuo da pagare, una famiglia che conta sulla sua pensione, e, ovviamente, non può lavorare. “Cosa insegno ai miei tre figli? Che è meglio lavorare in nero per non avere problemi? Per oltre 40 anni ho sempre pagato le tasse”.
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