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Pensioni, anche il Governo Meloni ha i suoi esodati: prof, medici…

Alla Cgil li hanno già ribattezzati gli “esodati del governo Meloni“. Nell’ultima legge di bilancio, infatti, per coloro che nel sistema retributivo hanno un’anzianità contributiva inferiore a 15 anni, è prevista una revisione delle aliquote di rendimento per il calcolo della pensione anticipata che interessa chi perfezionerà il requisito dal 2024 in poi. E a causa del ricalcolo che scatta nel 2024 i tagli possono arrivare anche al 20% della pensione. 

Anche il Governo Meloni ha i suoi esodati

Come spiega Repubblica, gli esodati del governo Meloni sono i pre-pensionati, non più lavoratori ma neanche pensionati a pieno titolo, sostenuti da assegni-ponte frutto di accordi con le aziende. Ma soprattutto sono coloro i quali il governo Meloni ha ridotto il rendimento dei loro contributi versati alle casse pubbliche con la legge di Bilancio 2024. Si tratta dunque di medici, infermieri e dipendenti degli enti locali, oltre a insegnanti di asilo e scuole elementari parificate, oltre agli ufficiali giudiziari.

Il quotidiano spiega che alcuni di questi sono, per motivi diversi, diventati da lavoratori pubblici a privati. E dopo il prepensionamento avranno la pensione tagliata. Per evitarlo dovrebbero restare al lavoro fino all’età della vecchiaia, 67 anni, una scappatoia inserita in Manovra all’ultimo momento da Palazzo Chigi, ma sono già fuori e non potranno farlo.

I lavoratori pubblici colpiti dai tagli in legge di Bilancio sono 732.300: tra questi i dipendenti pubblici delle municipalizzate privatizzate ma anche quelli di ex banche pubbliche come Banca Monte di Parma e Banca Nazionale delle comunicazioni, poi acquistate dal gruppo Intesa San Paolo. Con questo intervento sui pre-pensionati il Governo intende risparmiare poco più di 21 miliardi dal 2024 al 2043.

Assegni tagliati fino a 300 euro

C’è l’esempio di un ex dipendente di Banca Monte di Parma. “O vado in pensione tra quattro anni con l’assegno tagliato di 200-300 euro al mese. Oppure lavoro altri dieci anni ed esco dopo 49 anni di contributi, in pratica Quota 49”, racconta in una intervista a Repubblica.

L’uomo ha una lunghissima esperienza nel settore bancario, avendo iniziato nel lontano 1987: “Negli anni ‘90 è diventata Spa. Ma ai dipendenti è stato chiesto di scegliere se continuare versare i contributi nella cassa pubblica degli enti locali, la Cpdel, oppure confluire in Inps. Io e molti altri siamo rimasti in Cpdel”.

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