Le città più inquinate in Italia, quali sono quelle che hanno magiori concentrazioni di polveri sottili. Sotto osservazione da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sono proprio le polveri sottili che è considerato l’inquinante più pericoloso per la salute umana. E in Italia, il 73% della popolazione vive in 58 città in cui la concentrazione di questi inquinanti è sopra i limiti fissati a 10 microgrammi per metro cubo.
I dati li fornisce l’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle in uno studio realizzato in collaborazione con lo European Data Journalism Network, di cui fa parte anche il Sole 24 Ore.
Secondo la ricerca, sarebbero 58 i centri urbani dove la concentrazione media di Pm 2,5 (quelle piccolissime, con 2,5 micrometri) supera i valori di riferimento. Il dato è stato rilevato nei primi mesi del 2023 tra gennaio e agosto. Secondo lo studio, nel periodo preso in considerazione le provincie che sono più colpita dallo smog risultano essere le seguenti:
Si conferma quindi il record negativo dei territori della Pianura Padana. Anche su scala europea, l’area interessata risulta purtroppo prima per quanto riguarda l’inquinamento. Tra i 27 paesi dell’Unione, tra il 2018 e il 2022 i territori del Nord Italia risultano sempre quelli con l’area più inquinata.
I picchi maggiori si registrano a Biella che dal 2018 al 2022 ha visto crescere le polveri sottili del 17,2%. Ecco le altre città che hanno visto crescere i picchi in maniera leggermente minore:
La concentrazione media è salita anche nelle province venete di Treviso, Verona e Padova, mentre è calata rispetto al passato a Milano, Brescia, Pavia, Cremona, Mantova e Lodi.
Al 35esimo posto della classifica c’è Torino, mentre Venezia è al 12esimo. Roma si trova al 41esimo posto della classifica con un aumento del 3,3% tra il 2018 e il 2022. Napoli è invece la città più inquinata del Sud Italia.
Per quanto riguarda invece le province più inquinate del Sud, ecco la classifica che vede tra le prime larga parte delle province campane:
I dati, come detto, si riferiscono ai valori dell’Oms che ne 2021 ha abbassato il tetto di rischio a 10 microgammi l’anno. La normativa italiana consente invece concentrazioni fino a 25 microgrammi l’anno.
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