Sono da sempre molto poche le figure maschili nella scuola, sia tra gli insegnanti che tra i presidi. E così la bozza del prossimo concorso per i dirigenti scolastici che si svolgerà di qui a qualche mese, all’articolo 10 prevede che “all’esito della procedura concorsuale,(…) a parità di punteggio complessivo (…), considerate le percentuali di rappresentatività di genere di ciascuna regione (…), il titolo di preferenza sia in favore del genere maschile”.
Quote blu nei concorsi, quando il maschio è in minoranza
Tanto è bastato per scatenare le critiche da parte di alcuni sindacati. Il ministero dell’Istruzione, dal canto suo, fa notare che quanto previsto dalla bozza discende dall’applicazione di un decreto del giugno scorso che regola l’accesso agli impieghi in tutte le pubbliche amministrazioni.
Tra le modifiche introdotte, una in particolare prevede che nei bandi di concorso nelle pubbliche amministrazioni debba essere indicata, per la qualifica interessata, la percentuale di rappresentatività dei generi calcolata al 31 dicembre dell’anno precedente.
Quando la differenza tra i generi supera il 30%, scatta la preferenza
Qualora il differenziale fra i generi sia superiore al 30 per cento, nello scorrimento della graduatoria per le assunzioni, a parità di titoli e merito, si applica la preferenza a favore del candidato appartenente al genere meno rappresentato.
Nel caso della scuola, poiché presidi e insegnanti, praticamente in tutta Italia tranne che in Sardegna, sono nella stragrande maggioranza donne, in caso di parità in graduatoria si preferirà il collega di sesso maschile.
I sindacati, un passo indietro”Un passo indietro”, per la Uil Scuola. “Introduce meccanismi di falsa uguaglianza – afferma il segretario Giuseppe D’Aprile – non tiene in nessun conto dell’esperienza, della capacità e delle attitudini. Pensare di creare una perequazione al contrario, indicando il genere maschile come da preferire, introduce nella scuola una diversificazione di genere della quale non si sente assolutamente il bisogno”.
Sulla stessa linea Ivana Barbacci, numero uno della Cisl Scuola, che parla di una previsione “inadeguata e bizzarra” e chiede di rivederla. Per la segretaria Flc Cgil, “una norma pensata per favorire l’accesso delle donne anche nei ruoli apicali della pubblica amministrazione rischia, nel caso della dirigenza scolastica, di penalizzare le docenti che rappresentano 83% della platea del concorso. Non è accettabile”.
Perché gli uomini non vogliono insegnare?
Invita a non stigmatizzare le cosiddette ‘quote blu’ il sindacato dei presidi Anp che con la dirigente del liceo scientifico romano Newton si domanda piuttosto perchè la scuola non sia scelta come professione dal genere maschile.
Per Dirigentiscuola, con Attilio Fratta, “anche dando ai maschi la precedenza, a parità di punteggio saranno pochissimi. Se si volessero equilibrare veramente le quote bisognerebbe ripristinare i concorsi per genere”.
Esulta la Lega con Mario Pittoni: “il prossimo concorso per dirigenti scolastici darà priorità ai vincitori maschi, ormai ridotti a sparuta minoranza. Lo stesso criterio sarà applicato anche ai concorsi per docenti”.
Per il dicastero di viale Trastevere è comunque “sbagliato e fuorviante dire che il ministero ha introdotto le ‘quote blu’ perché non è stata prevista nel bando alcuna riserva a favore dei candidati di genere maschile, ma solo una preferenza che non sovverte l’ordine di graduatoria dei vincitori del concorso”.