A Mombretto, frazione di Mediglia in provincia di Milano, una ragazzina di 11 anni è stata rimandata a casa dalla scuola media perché indossava un paio di pantaloncini da basket, considerati non conformi agli standard della scuola. La madre, indignata, ha portato alla figlia un paio di pantaloni di ricambio e ha sollevato la questione pubblicamente. Secondo la madre, i pantaloncini arrivavano al massimo tre dita sopra il ginocchio e non erano attillati. Ha espresso la sua frustrazione al Quotidiano Nazionale, spiegando che la figlia si era sentita mortificata e che la scuola dovrebbe mostrare maggiore tolleranza. Ha informato le rappresentanti delle classi e scritto alla preside per chiedere un’applicazione più ragionevole delle regole sull’abbigliamento. Pur concordando che l’abbigliamento a scuola debba essere adeguato, la madre ha sottolineato l’importanza di agire con buonsenso. Nel regolamento di istituto, infatti, si menziona solo che “gli studenti devono presentarsi con abbigliamento adeguato all’ambiente in cui si trovano”, senza ulteriori dettagli.
La dirigente scolastica, Lucia Corradini, ha risposto alla segnalazione della madre, spiegando che l’abbigliamento consono era stato discusso con gli alunni e che i pantaloncini da basket non erano considerati appropriati. Ha aggiunto che casi simili, avvenuti nei mesi precedenti, erano stati risolti senza problemi e che la scuola riconosce l’importanza del ruolo educativo. Corradini ha espresso rammarico per il disagio provato dalla studentessa e ha sottolineato la necessità di migliorare il dialogo educativo. Ha inoltre ribadito che la sua porta è sempre aperta per confronti costruttivi.