C’è un’altra pista, diversa da quella di una vendetta maturata nel ”racket degli affitti” nell’occupazione illegale dell’ex hotel Astor, che la procura di Firenze starebbe approfondendo per cercare la bambina peruviana Kata, 5 anni, scomparsa il 10 giugno 2023 dalla struttura. Riprenderebbe forza, secondo quanto emerge, l’ipotesi che Kata possa esser stata sequestrata come “vendetta trasversale” per un abuso sessuale subito da un’altra bimba che viveva anch’ella dentro l’ex albergo.
Kata, la nuova pista
Gli inquirenti e gli investigatori dei carabinieri starebbero tentando di bucare il muro di omertà che nei mesi ha annebbiato le indagini provando a esaminare di nuovo un’ipotesi che era stata fatta agli inizi della vicenda ma che non ebbe, almeno in quella fase, riscontri idonei a tenerla in considerazione. C’erano state voci, illazioni, nel clamore dei primi giorni, ma poi tramontato lo scenario di un sequestro a scopo di riscatto – che tuttora non risulta chiesto ai genitori – le attenzioni si erano naturalmente rivolte alla macroscopica situazione di degrado, violenza e sopraffazione che ruotava intorno alle stanze ‘affittate’ illegalmente nell’Astor, partita di cui i parenti di Kata sarebbero stati interpreti e protagonisti come l’arresto di uno zio, Abel, da poco scarcerato e messo ai domiciliari.
Quindi, pare riemergere “l’altra pista” della truce vendetta fra adulti e di cui Kata sarebbe stata vittima incolpevole. L’indagine opera su affermazioni di persone che gli investigatori vagliano nel massimo riserbo e, secondo anticipazioni di stampa, al vaglio ci sarebbe la posizione di un soggetto vicino a Kata come presunto autore dell’abuso sessuale a un’altra bimba. Rapire Kata, in sostanza, avrebbe per motivo una ritorsione a quella violenza precedente.
Una preghiera per la piccola
La vicenda di Kata, sparita nel cuore della città, non è uscita dai radar delle istituzioni fiorentine nonostante il trascorrere del tempo. Nella preghiera in Cattedrale per il Te Deum del 31 dicembre scorso, l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, ha rivolto il suo primo pensiero per quelli che soffrono “alla piccola Kata che vogliamo continuare ad attendere, ribadendo la convinzione che il suo dramma si è purtroppo radicato all’interno di quel disagio sociale – in particolare nel contesto di deboli processi di integrazione -, che è causa e al contempo effetto dell’emergenza della casa e dell’ingannevole risposta offerta dalle occupazioni. Dobbiamo impegnarci a una riconsiderazione di queste problematiche che possa tradursi in risposte concrete”.
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