Cinquanta anni fa la quota di valore aggiunto derivante dal lavoro era pari al 75 per cento sul totale delle attività economiche. Oggi la percentuale è scesa al 65%. Dieci punti non sono poca cosa, tutt’altro. Questo minor valere del lavoro si traduce e trasferisce in minor valore dei salari. Il lavoro vale meno e viene pagato meno. Nei trenta anni tra il 1990 e il 2020 i salari reali italiani sono diminuiti del 2 percento mentre in Germania e Francia salivano del 30 per cento! E questo non perché quelli italiani siano “padroni” più “cattivi”.
Questo perché l’Italia, governi ed elettorato, hanno da tempo scelto di vivere, sopravvivere, campare, stentare oppure non di rado arricchire non di lavoro. Il 35 per cento di valore aggiunto da attività economiche non da lavoro è una enormità che lo prova. Al netto dell’economia in nero (che pure nelle stime oscilla tra il 10 e il 20 per cento dell’economia tutta) più di un euro su tre dell’economia legale viaggia su strade che non incrociano il valore prodotto dal lavoro. Bonus, esenzioni, incentivi, regali ed omaggi a categorie e territori. Pensionamenti precoci, spesa pubblica pari da sempre alla metà del Pil e sempre sostenuta da annuali deficit di bilancio.
Viver sempre meno di lavoro non ha per ora portato a fenomeni di indigenza diffusa. Sì, ci sono circa 5 milioni di italiani che possono essere classificati come poveri davvero. Ma ci sono anche 1.200 miliardi di risparmi privati solo nei depositi bancari. Al netto delle centinaia, dio sa quante, di miliardi per decenni portate su conti bancari all’estero. Quella italiana è una comunità che di ricchezza ne produce sempre meno ma che ne ha di ricchezza accumulata da consumare ed erodere.
Fino a quando è domanda che la comunità non ama porsi, il sentire comune è quello dello: fino a che ci sono io, fino a che ci siamo noi. Un “noi” che va ad assottigliarsi, la demografia già taglieggia la produzione di ricchezza e sempre più lo farà. La produttività la taglieggiamo già ni in forma di lobbysmo di clan o territorio. A ulteriore danno i comandamenti, l’ideologia, la cultura della politica. Quelli di fatto adottati da tutti. Se fosse possibile nazionalizzare tutto, pre pensionare tutti, stampare denaro a piacere e a volontà, se solo fosse possibile una simile piattaforma vedrebbe a bordo da Landini a Salvini, da Meloni a Schlein.
Su 180 mila che hanno perso i 5/700 euro al mese da Reddito di Cittadinanza solo 40 mila si sono iscritti al corso di formazione professionale pagato 350 euro al mese per chi lo frequenta. Segno inequivocabile che hanno altri interessi, altro da fare. E cioè un lavoro in nero. Reddito di Cittadinanza è Bonus edilizi sono stati in maniera inconscia ma efficace una sorta di rivalsa su tangentopoli. Nella forma e formula di tangentopoli erano in relativamente pochi e comunque soprattutto le cosiddetta elites ad arraffare denaro pubblico, con reddito cittadinanza e bonus l’arraffo di denaro pubblico si è fatto democratico e popolare. Tra l’uno e l’altro si possono stimare al capitolo truffe almeno (molto almeno) una trentina di miliardi. E al capitolo sprechi e spesa pubblica inutile almeno (molto almeno) 150/200 miliardi. Lavorare, non c’è dubbio, rende e vale molto meno.
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