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Saman, il fratello testimonia tra mille “non so”: ora accusa i cugini e il padre (“mi disse di mentire”)

Quando in passato affermò che i suoi cugini non c’entravano nulla “ho detto una bugia perché mio padre mi disse di farlo”, “Mi ha detto di non dire niente”.

Saman, il fratello testimonia tra mille “non so”

Il fratello di Saman ha risposto così, nell’aula dell’assise di Reggio Emilia, alle domande dell’avvocato dell’imputato Nomanhulaq Nomanhulaq, suo cugino.

“Io da piccolo avevo paura di mio padre e di mio zio”, ha aggiunto. “Quando sono andato dall’altro giudice – ha continuato – ho detto che non hanno fatto niente, ero costretto da mio padre”.

Quando avvenne? “Non lo ricordo. Ma prima e dopo mi hanno chiamato e detto di non dire niente dei cugini”.

Una serie di “non ricordo” alle domande dell’avvocato Luigi Scarcella, difensore del cugino imputato, Nomanhulaq Nomanhulaq, pronunciati in italiano.

“Scagionai i cugini costretto da mio padre”

Le prime domande al fratello di Saman, sentito nell’udienza sull’omicidio della sorella, vertono sul telefono utilizzato all’epoca dei fatti, aprile e maggio 2021, e sulle date in cui venne sentito dai carabinieri e dal pm.

In aula, mentre il ragazzo parla, è presente anche il padre, Shabbar Abbas, i cugini e lo zio Danish Hasnain. Nelle precedenti dichiarazioni, ritenute inutilizzabili, il ragazzo accusava i familiari. Il testimone, che ha da poco compiuto 18 anni, è coperto da un paravento, ma il suo volto è ripreso negli schermi a lato dell’aula dell’assise.

“Mentre facevano i piani, io stavo sulle scale ad ascoltare, non tutto ma quasi. Ho sentito una volta mio padre che parlava di ‘scavare'”. Chi faceva i piani? “Noman, papà, mamma e altri due, Danish e Ikram”.

Il fratello di Saman, rispondendo alle domande nell’aula della Corte di assise ha indicat i cinque familiari imputati per l’omicidio della sorella come persone presenti in questa conversazione, in camera da letto, che lui ascoltò, nei giorni prima della scomparsa: il cugino Nomanhulaq Nomanhulaq, il padre Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain e l’altro cugino Ikram Ijaz.

Dov’era Saman mentre sentiva queste cose? “Non ricordo, sono confuso”. E, dopo una lunga pausa di silenzio, ha ribadito di non ricordarsi. La riunione durò “più o meno mezz’ora”. Oltre a “scavare”, il giovane ha detto che ricorda di aver sentito anche “passare dietro alle telecamere”.

Warsamé Dini Casali

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