Teneva sotto controllo un ospedale il clan Contini, componente di rango dell’ “Alleanza di Secondigliano”. E’ quanto hanno scoperto i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli che, coordinati dalla Dda, hanno eseguito 11 arresti (8 in carcere e 3 ai domiciliari) e diversi sequestri nei confronti di esponenti dell’organizzazione malavitosa operante nel capoluogo partenopeo..
Precisamente nei quartieri San Giovanniello, Borgo San Antonio Abate, Ferrovia, Vasto-Arenaccia, Stadera-Poggioreale e Rione Amicizia. L’ospedale è il San Giovanni Bosco, finito, alcuni anni fa (2019), al centro di un’altra indagine della Procura di Napoli.
Hanno gestito il potere criminale come “statisti dell’antistato” i vertici del clan Contini. Nonostante il maxi blitz del 2019, la famiglia malavitosa componente l’Alleanza di Secondigliano ha continuato a utilizzare l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli per i suoi affari sporchi.
“La potente organizzazione – sottolinea il gip di Napoli Federica Colucci – si è di fatto impossessata di interi settori commerciali e imprenditoriali, nonché di alcune strutture pubbliche assolutamente nevralgiche come alcuni degli ospedali più importanti di Napoli, utilizzati non solo per organizzare summit criminali o per ricevere le vittime di rapporti usurai o estorsivi, ma anche come ulteriore strumento di gestione del proprio potere mafioso”.
Nell’ordinanza viene anche evidenziato che famiglia Contini, nel corso degli anni, è diventata una vera è propria impresa criminale investendo capitali impossessandosi di attività economiche a Napoli e in provincia, con estensioni fuori anche all’esterno della Campania.
Per il giudice, ma anche per la procura antimafia partenopea e i carabinieri, l’Alleanza di Secondigliano “è riuscita a portare avanti il progetto espansivo iniziato negli anni ’90” nonostante la repressione di magistratura e forze dell’ordine, mostrando “intelligenza e lungimiranza criminale, degna di veri statisti dell’antistato”.
Il clan aveva anche fittiziamente intestato due società di noleggio auto a dei prestanome appositamente reclutati e pagati per eludere a eventuali provvedimenti di sequestro.
L’inchiesta ha infine restituito l’allarmante quadro già emerso nel 2019 in relazione all’ospedale San Giovanni Bosco, dove il clan ancora condizionava la gestione funzionale della struttura ospedaliera che cade nell’area di influenza dell’organizzazione criminale.
L’ingerenza del clan Contini nelle attività amministrative dell’ospedale San Giovanni Bosco emerge, secondo gli inquirenti, anche da una intercettazione risalente al 13 ottobre 2022 dove uno dei luogotenenti, Carmine Botta, 65 anni, si mette in contatto con un altro indagato per far ricoverare una persona sua amica.
L’affiliato, convocato da Botta che lo cercava senza trovarlo, appare intimorito, inizialmente, dalla sua presenza.
Poi, quando capisce che si tratta della richiesta di un favore, si rilassa e fornisce indicazioni che però escludono la possibilità di ricovero diretto al San Giovanni in quanto lì non c’è il Pronto Soccorso.
L’affiliato spiega a Botta che però un’alternativa grazie alla quale, dopo il ricovero in un’altra struttura ospedaliera della città, è possibile ottenere un trasferimento all’ospedale dove lui ha i suoi agganci.
“Qua accettiamo solo con le ambulanze…”, dice l’affiliato, “…deve andare in un ospedale e lo ricoverano… ci mettiamo in contatto… lo pigliamo e portiamo qua (al San Giovanni Bosco)… a disposizione fratello mio”.
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