Le prime analisi dei Ris hanno trovato molto sangue sul sedile posteriore della Fiat Grande Punto di Filippo Turetta, sulla quale il 22enne ha trasportato il corpo di Giulia Cecchettin, dopo averla aggredita.
Dall’auto sono stati estratti i primi campioni, ma per capire se la ragazza di Vigonovo sia stata uccisa con le ultime coltellate nell’auto, oppure fosse già morta quando l’ex fidanzato l’ha caricata sulla Punto dopo l’agguato a Fossò, dovrà essere effettuata la bloodstain pattern analysis, tecnica che studia forma e traiettoria seguita del sangue. Per effettuarla i Ris attendono l’incarico dal pm Paolo Petroni. Si tratta di una tecnica che consente di ricavare l’origine e l’azione che ha provocato il sanguinamento.
Intanto si avvicina (potrebbe essere la prossima settimana) la data del conferimento da parte del pm dell’incarico ai consulenti per l’analisi, oltre che del sangue, degli altri oggetti – un coltello, i sacchi neri, ed un telefono – trovati nell’auto. Accertamenti irripetibili ai quali parteciperanno anche i consulenti tecnici nominati dalle parti, i difensori di Turetta, e i legali della famiglia Cecchettin.
Nel frattempo, Filippo Turetta continua a essere detenuto nel carcere veronese di Montorio, indagato per omicidio volontario. Gli accertamenti potrebbero, però, potrebbero determinare ulteriori aggravanti a suo carico, come quello della crudeltà e della premeditazione, che potrebbero valergli l’ergastolo in caso di condanna.
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