Le regioni avevano chiesto 4 miliardi di fondi destinati alla Sanità pubblica. Se la prossima manovra di bilancio confermerà la Nadef, ossia a nota di aggiornamento al Def, il Documento di Economia e Finanza, se ne ritroveranno due in meno. Sarà il colpo di grazia alla sanità pubblica italiana sempre più in crisi per mancanza di fondi? Forse sì. Non a caso a protestare contro i tagli sono praticamente tutti i governatori e non solo i (pochi) rimasti di centro sinistra. Basta citare il leghista Fedriga del Friuli Venezia Giulia che dice che quanto stanziato non è “abbastanza”. Bonaccini del Pd (Emilia Romagna) si dice invece “deluso”.
Che ci sia un serio problema nella sanità pubblica italiana è noto. Come è noto che in questa situazione il privato stia incassando tanto. Come scrive Repubblica oggi, ormai anche al Nord si aspettano mesi per fare una ecografia. Spiega Michele Bocci: “Aspettare un anno per fare una banale ecografia all’addome o rimanere per sei mesi senza alcuna notizia sui tempi dell’intervento alla spalla. Il tutto mentre gli screening oncologici barcollano e dai reparti ospedalieri si alza il grido d’allarme di medici e infermieri, che sostengono di essere troppo pochi. Nella sanità italiana i problemi non ci sono solo a sud della Toscana”.
Di sanità ha parlato anche il presidente della Repubblica. Mattarella, intervenendo al Festival delle regioni in corso a Torino, ha detto che il Servizio sanitario nazionale “è un patrimonio prezioso da difendere e adeguare”. Una dichiarazione non casuale rivolta proprio alle Regioni che gestiscono la sanità italiana.
L’opposizione da tempo annuncia battaglia, con la Schlein che chiede di nuovo che vengano stanziati fondi alla sanità. E Calenda rilancia su Twitter: “Si è interrotto (per ragioni a noi sconosciute) il lavoro con le altre opposizioni, a partire dal Pd, sul piano sanità per la legge di bilancio. Va ripreso rapidamente. Sanità, Salari e Scuola sono priorità su cui non possiamo mollare”.
I dati che attestano la crisi ci sono e sono abbastanza impietosi. L’Italia, fra i Paesi avanzati e con sistemi sanitari universalistici, è uno di quelli con i più bassi livelli di spesa sanitaria, sia pubblica e privata pro-capite, sia in termini assoluti che in relazione al Pil. In Europa, nel 2022, ben 15 Paesi hanno destinato alla sanità più risorse pro-capite rispetto a quanto fatto dall’Italia. L’Italia è indietro anche tra i paesi Ocse. La nostra quota di prodotto interno lordo utilizzata per la salute dei cittadini è infatti al 6,8 per cento, ben 0,3 punti indietro alla media. Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe ha diffuso questi dati statistici ed ha dichiarato: “Il nostro Paese ha urgente bisogno di invertire la rotta. Altrimenti sarà l’addio al diritto costituzionale alla tutela della salute“.
La Germania ha una quota di Pil speso nella sanità che si attesta al 10,9 per cento. Ma anche Francia, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia, Austria, Belgio, Finlandia, Danimarca, Svizzera, Repubblica Ceca, Spagna e Islanda impiegano percentuali superiori del Pil. Solo la Norvegia, restando in Europa, viaggia invece sui nostri livelli.
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