“Avevo avvisato il lavoratore di non avvicinarsi al mezzo, ma lui ha fatto di testa sua. Una leggerezza, purtroppo”. Lo ha detto il titolare dell’azienda agricola per cui lavorava Satnam Singh, il bracciante morto per le ferite riportate a causa di un incidente sul lavoro, intervistato ieri dal Tg1. E’ il padre del datore di lavoro di Satnam, e ora indagato. “C’è dispiacere perché è morto un ragazzo sul lavoro e non dovrebbe mai succedere. È costato caro a tutti”.
Sì, dispiacere. Peccato che queste dichiarazioni siano state rilasciate dal padre del datore di lavoro di un giovane dipendente lasciato agonizzante su un polveroso ciglio stradale a morire dissanguato senza un braccio e con l’arto amputato lasciato lì accanto. Rilasciate nientemeno che al Tg1, quello che una volta era considerata la finestra informativa più autorevole della Rai.
Dichiarazioni senza contraddittorio, senza che al giornalista venissero mai in mente le domande che chiunque, pur non iscritto all’Ordine, gli avrebbe rivolto. Domande semplici. “Di testa sua”? Non è forse in capo al datore approntare e far osservare le norme di sicurezza nell’uso dei macchinari? E l’abbandono di un uomo in mezzo alla strada? E il braccio amputato, roba da macelleria medievale? Scusi, voi fate lavorare immigrati senza permesso di soggiorno e di lavoro? Scusi, il vostro responsabile del personale è un caporale? “L’Italia non è un paese buono“, ha dovuto concludere la vedova di Satnam.
Il datore di lavoro di Satnam Singh, è accusato di omissione di soccorso, violazione delle disposizioni in materia di lavoro irregolare e di omicidio colposo. L’uomo, ascoltato dai carabinieri ha raccontato di avere trasportato Singh, con l’arto amputato, su un furgone a casa. Non si esclude che la Procura possa valutare anche il reato di caporalato.
La senatrice Pd Susanna Camusso annuncia una interrogazione parlamentare sulla copertura del Tg1 della tristissima vicenda. “L’edizione delle 20 del Tg1 di ieri sera affronta la sconvolgente vicenda della morte sul lavoro di Satnam Singh sbagliando proprio tutto. Abbiamo dovuto aspettare il 17/o minuto per apprendere delle informazioni rispetto al tragico episodio. In apertura del servizio, la voce scelta per narrare la vicenda è stata proprio quella del padre del datore di lavoro, indagato per omicidio e omesso soccorso, il quale si avventura in affermazione raccapriccianti, affermando che ‘il lavoratore ha fatto di testa sua; è stata una leggerezza, una leggerezza che è costata cara a tutti’. Mi preme ricordare che sono i datori di lavoro i responsabili della sicurezza sui luoghi di lavoro e che quando un determinato lavoro richiede l’utilizzo di un macchinario particolarmente pericoloso, è sempre il datore di lavoro a doversi assicurare che siano presenti tutti i dispositivi di sicurezza necessari e che siano funzionanti”.
“Stiamo depositando una interrogazione parlamentare su quanto avvenuto, perché chiederemo conto alla Rai e al dicastero di riferimento di relazionare su questo approccio comunicativo letteralmente vergognoso”.
“Il giornalista della Rai – prosegue – forse avrebbe potuto chiedere al signore intervistato perché suo figlio non abbia chiamato immediatamente il 118, invece di far intendere nella narrazione del servizio che sono stati i colleghi braccianti e i caporali presenti sul luogo dell’incidente, ad astenersi dalla richiesta di soccorsi. E, ancora, seconda domanda, come mai il bracciante lavorava per lui senza un contratto di lavoro regolare e sotto caporali? Rispetto ad un tema così importante, non è sicuramente questo l’approccio che ci aspettiamo dal servizio pubblico, il cui unico scopo dovrebbe essere quello di informare la cittadinanza piuttosto che rilasciare giudizi finalizzati a far negare le proprie responsabilità”.
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