Una coppia di genitori non accettava che il figlio fosse gay e così hanno provato di tutto per fargli cambiare orientamento sessuale. Corse punitive nel cuore della notte, umiliazioni davanti a tutta la famiglia per mostrare la propria “virilità”, persino il tentativo di fargli avere un rapporto sessuale con una ragazza e una terapia d’urto dallo psicologo. Fino alla denuncia del ragazzo e l’allontanamento dalla sua famiglia. E’ accaduto a Torino. La coppia ha patteggiato: due anni per il padre e un anno e 4 mesi per la madre.
Il tutto è iniziato nel 2020 quando, dopo aver letto senza autorizzazione le confessioni intime che il 14enne aveva affidato al suo diario segreto, il padre era andato su tutte le furie. Da quel giorno la vita del giovane è diventata un inferno perché il genitore voleva assolutamente “correggere” l’omosessualità del figlio. “O torni normale o ti butto giù dal balcone” ripeteva l’uomo. Come per esempio il divieto di sbarbarsi per essere più virile, l’obbligo di correre nel cuore della notte come i militari, di calarsi i pantaloni per mostrare i genitali e ancora di rileggere ad alta voce, davanti a tutta la famiglia, le pagine di diario in cui confessava di essere gay e di amare la moda e il disegno.
L’uomo, inoltre, si era fatto dare le credenziali di accesso ai profili social del figlio in modo da avere il controllo sui suoi contatti e sulle sue frequentazioni. Aveva anche chiesto aiuto a uno psicologo, che però aveva rifiutato di prendere in carico il ragazzo e spiegato ai genitori che l’omosessualità non è una malattia. Nel gennaio 2021 aveva dato un ultimatum al figlio: dove dimostrargli di essere andato a letto con una ragazza e aveva solo un mese di tempo.
A quel punto il giovane si è rivolto allo psicologo della scuola, che ha avvertito le autorità. I genitori sono finiti a processo per i maltrattamenti continui e il giovane, che fra pochi mesi compirà 18 anni, è stato allontanato dalla sua famiglia. I genitori hanno patteggiato: due anni per il padre, accusato dei comportamenti più gravi; un anno e 4 mesi per la madre, che non si sarebbe opposta al marito e non avrebbe difeso il figlio. Dovranno affrontare un programma di recupero al termine del quale, in caso di esito positivo, potranno avere la condizionale.
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