Un boss barese ha denunciato lo Stato italiano alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo a causa della “irragionevole durata del processo” che lo ha coinvolto per 27 anni. Attraverso i suoi legali, il 55enne ha presentato ricorso spiegando che il procedimento ha “gravemente pregiudicato la vita personale e sociale” e lo ha “segnato sotto l’aspetto psicologico, nella vita sociale, nell’ambito lavorativo e finanche in quello familiare”.
Il procedimento, nato da un’indagine della Dda di Bari, riguardava i reati di traffico internazionale di stupefacenti e detenzione e spaccio di droghe in relazione a fatti avvenuti fra il 1995 ed il 1996. Dopo 27 anni, lo scorso gennaio la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte di Appello di Bari, che aveva ritenuto sussistente il sodalizio criminale condannando tutti gli imputati. I giudici della Suprema Corte hanno infatti dichiarato i reati estinti per prescrizione.
Gli avvocati spiegano in una nota di aver denunciato lo Stato italiano anche riguardo “la dichiarazione di prescrizione pronunciata dalla Cassazione. Tale formula di estinzione del reato non era stata mai sollecitata dall’uomo – spiegano – che si era sempre dichiarato innocente e si era battuto per dimostrare la propria estraneità ai fatti” e sarebbe stata “pronunciata dalla Suprema Corte senza prima interpellare, sul punto, l’imputato”.
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