Svolta dopo mezzo secolo sul sequestro Gancia: l’ex Br Lauro Azzolini indagato per l’omicidio del carabiniere Giovanni D’Alfonso. Delitto avvenuto nel corso della sparatoria alla cascina Spiotta, nell’Alessandrino, il 5 giugno del 1975 in cui morì anche Mara Carol, moglie di Renato Curcio. Azzolini attualmente ha 79 anni. Militante delle Brigate Rosse durante gli anni di piombo apparteneva al cosiddetto “gruppo reggiano”.
È entrato in clandestinità nel 1974 ed è stato coinvolto direttamente in numerosi eventi criminosi. Dirigeva il settore logistico-operativo. Ha preso parte anche al gruppo terroristico che ha sequestrato Moro. Arrestato nell’ottobre 1978 a Milano nell’appartamento di via Montenevoso, è stato condannato a 4 ergastoli. Successivamente ha usufruito dei benefici previsti dalla legge e attualmente lavora in una cooperativa che si occupa del settore disabili. È in regime di semilibertà.
La Procura di Torino non ha dubbi. Ha confermato il legale di Azzolini, Davide Steccanella, (tra i suoi assistiti in passato anche Renato Vallanzasca e Cesare Battisti). L’avvocato ha ammesso al Carlino di Reggio: ”Confermo che Azzolini ha ricevuto l’avviso di garanzia. Ora però, siccome per questa vicenda è già stato prosciolto dalle accuse, tocca al giudice decidere se autorizzare o meno l’inchiesta. Una udienza camerale è in programma il 9 maggio. Ma la Procura, secondo me, non può iscriverlo nel registro prima della autorizzazione. Ma questa sarà una battaglia procedurale che affronteremo in quella sede. Azzolini? È molto tranquillo e non ha nulla da perdere”.
Il 5 giugno 1975 è stata una giornata di sangue. I carabinieri, quasi per caso, incrociarono nei paraggi di Spiotta di Melazzo un giovane che si dichiarò prigioniero politico e indicò la prigione in cui i terroristi tenevano rinchiuso a scopo di estorsione il re dello spumante Vittorio Vallarino Gancia. I militari andarono ad un casale abbandonato, bussarono, e uscì “l’invisibile” che chiese cosa mai volessero. Poi strappò con i denti la linguetta di una bomba a mano. Iniziò il conflitto a fuoco. Marta Cagol e l’invisibile scapparono su 2 auto ma trovarono la strada sbarrata dall’Arma. Ne uscì un conflitto a fuoco in cui morirono la compagna di Curcio e, dopo qualche giorno di agonia, anche il Maresciallo Giovanni D’Alfonso. Il tenente Umberto Rocca perse un avambraccio e un occhio, il maresciallo Rosario Cattafi restò ferito da alcune schegge. Gancia tornò in libertà.
La nuova inchiesta ha avuto l’impulso da parte dei figli di D’Alfonso: Bruno e Cinzia. Prima udienza a maggio. Troppe le incongruenze e le piste lasciate cadere.