Sergio Faveto è stato ucciso a Genova dopo esser stato picchiato da un gruppo di ragazzi. Per l’omicidio è stato arrestato un giovane di 19 anni. Faveto, ingegnere informatico di 51 anni, era stato vittima di un raid punitivo lo scorso 3 agosto in piazza Unità d’Italia nel quartiere Molassana, e morto in ospedale solo dopo più di un mese, il 15 settembre, per le ferite riportate. Il 19enne è accusato di omicidio preterintenzionale. Denunciato anche un minorenne sempre per omicidio. La violenza sarebbe quindi scaturita da alcune voci riguardanti la presunta pedofilia della vittima, risultate peraltro infondate all’esito degli accertamenti effettuati dagli inquirenti.
La vittima e i due giovani si conoscevano. Secondo quanto ricostruito, Sergio Faveto era stato aggredito a inizio agosto. Era stato lui stesso a chiamare il 112 ma non si era fatto medicare. Ai militari aveva detto di essere stato colpito con dei pugni al petto da una o due persone.
“Sono cardiopatico – aveva spiegato – mi hanno colpito al petto, potevano uccidermi”. Faveto era tornato a casa ma il 14 agosto si era presentato in ospedale per alcuni dolori al torace. “Sono stato picchiato” aveva detto ai medici. Dopo un paio di giorni di ricovero per alcune costole rotte e una vertebra incrinata, era tornato a casa ma il 22 di agosto era tornato al San Martino dove i medici gli avevano riscontrato una embolia polmonare. Era stato operato ma le sue condizioni sono peggiorate fino al 15 settembre quando è morto. Subito dopo il pestaggio i ragazzi si erano vantati in giro. “Siamo dei grandi, lo abbiamo pestato”, dicevano agli amici prima che la vittima morisse per i traumi. Quella sera, però, ad assistere ci sarebbero stati anche una ragazza e un altro giovane.
La sera del 3 agosto Faveto era seduto nei giardinetti della piazza. Era un uomo fragile e solo e con una gran voglia di parlare con qualcuno. Il 19enne, suo vicino di casa, lo ha visto e lo ha preso a schiaffi accusandolo di essere un pedofilo. E’ questa, secondo i carabinieri che hanno portato avanti le indagini, la “scintilla” che ha fatto scattare “una vera e propria spedizione punitiva”, come scrive il gip.
I ragazzi, dopo che Faveto ha chiamato il Nue per la prima aggressione rifugiandosi in un androne, lo hanno costretto a uscire e lo hanno buttato a terra. A quel punto il minorenne lo ha preso a calci sul petto. Poi, quando hanno sentito avvicinarsi le sirene, sono scappati. Dopo la morte, a settembre, i ragazzi hanno iniziato a preoccuparsi, e hanno cancellato tutte le chat. E quando i carabinieri sono riusciti a rompere il muro di omertà, il 19enne ha cercato addirittura di trovare una sorta di giustificazione e ha provato a convincere alcuni amici, chiamati in caserma come persone informate dei fatti, a dire che quella sera l’ingegnere aveva molestato una ragazzina.
Alcuni ragazzi hanno parlato con i genitori dopo la convocazione degli investigatori. “Si sono vantati di aver picchiato un signore che poi è morto – ha raccontato un ragazzo a suo padre -, raccontavano le cose perché finché non era morto erano tutti presi bene. ‘Stiamo dei grandi, l’abbiamo picchiato’, dicevano”.
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