In fondo è lo stesso meccanismo psicologico che si tenta di mettere in moto quando si truffa e rapinano anziani dicendo loro che va salvato il nipote: la paura, il panico, l’ansia del rimediare. Ti arriva sullo smartphone un messaggio, dice: “Gentile cliente, è stata richiesta una spesa di…”. Il messaggio è ben griffato, lo smartphone non lo riconosce come spam, e l’intestazione è di quelle rassicuranti, è travestito niente meno che da messaggio di Poste Italiane. E nel messaggio il nipote da salvare è il tuo conto corrente.
Il messaggio ti avvisa che “è stata richiesta una spesa di…Segue cifra: non troppo esigua che possa essere trascurata ma neanche tanto grande da risultare non plausibile. Una cifra da shopping, da bollette, centinaia di euro più o meno. Soccorrevole e servizievole il messaggio prosegue: “se non è lei, seguire il link”.
Chi ha ricevuto il messaggio e legge quel “se non è lei” pensa: certo che non sono io, non sono stato io a fare quella richiesta di spesa”. Magari dubita qualche secondo, ripassa mentalmente le ultime spese ma la mente è attirata, più attirata da una sorta di fretta di negare, smentire, ristabilire la verità, porre riparo, correggere lo sbaglio. E lì ecco la tentazione, c’è da “seguire il link” per attestate che “non sono stato io” a disporre quella spesa. Il conto è il nipote di cui andare al salvataggio. E il dito va sul link, a seguire chi ti sta impaurendo e quindi truffando. Fermate quel dito. Una volta seguito il link andrete in pagina simil Poste dove vi chiederanno dati di accesso e cellulare. Quindi arriverà altro sms per chiedere vostra on time password necessaria per bloccare il bonifico. Il bonifico che non avete disposto voi, che altri hanno fatto a vostro nome e con i vostri soldi.
Ci sono i vostri soldi da salvare, da mettere al riparo dal bonifico clandestino, dare dunque al link e ai suoi derivati tutte le informazioni necessarie per bloccare il bonifico! Ma il bonifico da bloccare non esiste. Proprio come non esiste il nipote che deve pagare maxi multa o maxi tariffa. Voi fornite i dati per bloccare il bonifico finto e così date ai truffatori i dati per farselo il bonifico vero con i vostri soldi resi accessibili dai dati da voi stessi forniti. Spinti dall’ansia di salvare i vostri soldi e dalla paura per la vulnerabilità dei vostri depositi, li aprite alla truffa in un’aura di panico, proprio come quei nonni che pagano per tirare fuori dai guai, inesistenti, i nipoti. Ognuno ormai dovrebbe sapere, ce lo ripetono fino allo sfinimento, che nessuna banca o Poste o quel che sia vero davvero ti chiede dati e codici e che chi ti chiede di fornire dati e codici lo fa per scipparti. Eppure al messaggio, al grido stanno pagando con i soldi tuoi, fermali premendo questo bottone si voltano in tanti e premono il bottone che apre il loro portafogli.
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