Sofia e Leonardo, benvenuto ai tanti Sofia e Leonardo così chiamati dai loro genitori. Sofia e Leonardo sono infatti i nomi rispettivamente preferiti per le neonate e neonati italiani. Sofia e Leonardo i più chiamati, ma tra i sempre meno nati. Nell’anno 2022 i nati in Italia sono stati 393 mila, sempre meno di anno in anno. Meno di quattrocentomila nuovi nati a fronte di certamente cinquecentomila e più defunti nello stesso periodo temporale. Non occorre elucubrazione algebrica, basta semplice matematica per vedere che se ogni anno più morti che nati la popolazione diminuisce, si assottiglia. E, soprattutto, la composizione demografica della popolazione va a mutare, mutare in maniera irreversibile o quasi.
Meno nati che morti vuol dire meno abitanti e residenti e vuol dire meno giovani rispetto agli anziani. Quindi progressivamente meno forza lavoro e più pensionati o comunque assistiti da una qualunque forma di welfare. E ancora: più ampia la fascia di popolazione che ha bisogno ed usufruisce di cure mediche in maniera cronica. L’Italia è demograficamente uno dei paesi più “anziani” del pianeta e da tempo non riesce a schiodarsi da questa condizione. Una delle opinioni più comuni e diffuse sul perché sia così consiste nel legare la scarsa propensione a fare figli alle incerte condizioni economiche delle coppie.
Insomma non si fanno figli perché poveri. Equazione solo in minima parte atta a definire la realtà. La scarsa propensione a fare figli si riscontra quasi regolarmente nelle società più economicamente agiate del pianeta. Può essere definita una scelta culturale oltre e prima ancora che economica. Sta di fatto che in Italia il cosiddetto “inverno demografico” non sarà certo dissipato da una semina di asili nido o fioritura di assegni-figlio. Il contrarsi ormai avvenuto della quota di popolazione femminile in età fertile, appunto i 393 mila nati in un anno, rende la demografia italiana una nave che per virare di rotta ha un timone ormai troppo piccolo rispetto alla sua stazza.