Elena Cecchettin, sorella di Giulia, ha scritto una lettera al Corriere della Sera in cui parla di Filippo Turetta. Che, secondo lei, viene definito come un mostro “ma non lo è”. Perché “un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è”. Per Elena i mostri non sono “malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling. Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura”. E nessun uomo è buono “se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto”.
La lettera della sorella di Giulia Cecchettin
“Ditelo a quell’amico che controlla la propria ragazza, ditelo a quel collega che fa catcalling alle passanti, rendetevi ostili a comportamenti del genere accettati dalla società, che non sono altro che il preludio del femminicidio” continua la ragazza. Secondo Elena Cecchettin “il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’ amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”.
Consigliere veneto: “Messaggio ideologico”
Un messaggio che però ha creato spaccature all’interno della politica. In un post su Facebook, Stefano Valdegamberi, del gruppo Misto ed eletto nella lista Zaia, sostiene che le dichiarazioni di Elena “mi hanno sollevato dubbi e sospetti che spero i magistrati valutino attentamente. Mi sembra un messaggio ideologico, costruito ad hoc, pronto per la recita”. Proseguendo, il consigliere regionale sostiene “il tentativo di quasi giustificare l’omicida dando la responsabilità alla ‘società patriarcale’. Più che società patriarcale dovremmo parlare di società satanista, cara ragazza. Sembra una che recita una parte di un qualcosa predeterminato e precostituito”.
Chieste le dimissioni per il consigliere veneto
A stretto giro è arrivata la richiesta di dimissioni nei confronti del consigliere regionale veneto da parte della deputata Pd Rachele Scarpa. Secondo la Scarpa, Valdegamberi “commette ancora violenza: è assolutorio, distoglie l’attenzione da ciò che è successo, rompe il silenzio in cui, anche solo per pudore, farebbe meglio a restare. Grazie dunque all’ennesimo ricco maschio bianco, che usa la sua posizione di personaggio pubblico per dare fiato alla bocca e per rafforzare quella stessa cultura che uccide, anziché decostruirla. Si dimetta immediatamente. Le sue parole inquinano il discorso pubblico e mettono in pericolo tutte noi”, conclude.