“Basta con la panna nella carbonara“, “No al cappuccino con la pasta”, “Mettere il pollo sulla pasta è un crimine in Italia”.
Con questi slogan alcuni “attivisti della pastasciutta” si sono dati appuntamento a fontana di Trevi, nel cuore di Roma, per protestare contro quelle che definiscono abitudini “sbagliate” dei turisti.
Nelle ultime settimane è cominciata una piccola rivolta di alcuni ristoratori romani che, dal vivo o sulle pagine web, si sono rifiutati di “stravolgere i piatti tipici della cucina italiana”.
Hanno scritto post sulle proprie pagine internet nelle quali riferivano che nei loro locali non sarebbero stati mai più serviti cappuccini a cena. Alle proteste dei ristoratori hanno fatto seguito anche quelle di alcuni puristi della cucina italiana.
E di alcuni operatori del turismo che hanno postato sulle loro pagine social una sorta di decalogo su come si mangia italiano. E proprio in questa cornice si è mosso Nicolas Calia, che – armato di cartelli – è venuto da Salemi, Sicilia.
E’ venuto fino a Roma per esprimere il suo dissenso sul maltrattamento della cucina mediterranea. Calia, che su Instagram ha una pagina che si chiama Visit Sicily, ha guidato la protesta a fontana di Trevi mostrando in mezzo ad una folla di turisti gli slogan contro lo stravolgimento delle ricette tradizionali.
“Io vivo a New York e assisto ogni giorno alle rivisitazioni della cucina italiana, non posso accettare di vederle anche qua in Italia”, dice spiegando che cosa lo ha spinto a protestare.
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