Partita la scuola, partita la polemica. L’appello lanciato ai politici giorni fa da numerose personalità a favore di una ulteriore stretta ai telefonini degli Under 14, sta dividendo. Cresce il fronte dei primi, non cede il disappunto dei “tolleranti a prescindere”. La richiesta al governo è completata da un secondo invito: nessun profilo social fino ai 16 anni.
Tutto è cominciato a metà luglio, dopo la circolare del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara con cui dava alle scuole indicazioni per introdurre il divieto dell’uso dello smartphone a scopo didattico. Chiara la motivazione della scelta: la preoccupazione per l’impatto negativo che l’uso eccessivo dei cellulari può avere sul naturale sviluppo cognitivo dei ragazzi. Subito si sono fatti sentire, a sostegno della decisione di Valditara, due illustri esperti della materia: il pedagogista piacentino Daniele Novara, 61 anni, docente alla Cattolica di Milano, oltre 50 libri scritti (molti tradotti all’estero) e lo psico-terapeuta dell’età evolutiva il varesino Alberto Pellai, 59 anni, medaglia d’argento al merito della Sanità Pubblica (segnalato dall’allora Ministro della Salute Girolamo Sirchia), specializzato in corsi di formazione e “webinar” (seminari in rete o teleseminari). Famosi i titoli di suoi tre libri: “L’età dello tsunami”, “Allenare la vita“ e “Tutto molto presto” sulla educazione sessuale dei figli.
A sostegno dell’appello “stop agli smartphone fino alla terza media” sono scesi in campo artisti di varia umanità come Paola Cortellesi, Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Luca Zingaretti rimarcando i rischi che corre il cervello. Rischi che le neuro scienze hanno così sintetizzato: ”Ogni tecnologia ha il suo giusto tempo”. È in corso una raccolta firme sulla piattaforma “Charge.org” (la piattaforma di petizioni per il cambiamento attiva in 196 Paesi) che sta registrando cifre importanti. In poche ore sono state raggiunte oltre 5 mila firme. La petizione è partita l’11 settembre, a metà mattina al grido: ”Aiutiamo le nuove generazioni”.
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