Hanno sollevato un tombino e i primi tre operai si sono calati all’interno. Ma, poco dopo aver fatto i primi scalini, tutti e tre si sono sentiti male e hanno perso i sensi. A questo punto altri due colleghi, non sentendoli più, sono scesi ma anche loro sono rimasti intrappolati. Un sesto operaio, l’ultimo della squadra, è subito entrato per soccorrerli ma, subito dopo, è riuscito a uscire forse salvandosi. L’uomo, infatti, è ora ricoverato al Policlinico di Palermo in condizioni gravissime. Tutti e sei gli operai stavano lavorando lungo la statale 113 che collega Casteldaccia a Palermo, una strada larga appena una decina di metri con villette ai lati.
Tutti e sei, senza mascherine, hanno inalato idrogeno solforato che nella fogna, secondo le prime ricostruzioni, era dieci volte sopra il limite consentito. Questo è ciò che sappiamo finora sulla strage di Casteldaccia.
“Ci sono indagini in corso, posso dire solo che gli operai non avevano le maschere di protezione e quando li abbiamo recuperati erano già deceduti nonostante i tentativi del personale sanitario di rianimarli”, ha detto ai cronisti il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio Fiandre. Dopo avere raggiunto il luogo della strage, Ambrogio Cartosio, a capo della Procura di Termini Imerese, ha aperto una inchiesta affidando le indagini alla polizia.