Per gli italiani, il nome Itavia evoca principalmente il tragico incidente aereo del 27 giugno 1980 sopra Ustica, dove persero la vita 81 passeggeri in circostanze mai del tutto chiarite. Tuttavia, per i finanzieri, Itavia stava diventando un’opportunità interessante: una società in amministrazione straordinaria che, dopo anni di cause legali, ha ottenuto un risarcimento di 330 milioni di euro da parte dei ministeri della Difesa e delle Infrastrutture nel 2020.
La compagnia aerea, privata della licenza di volo, era finita sotto il controllo di due italiani, che avevano acquisito crediti di Itavia attraverso le loro società o rilevato quote dagli eredi del fondatore Aldo Davanzali. Tuttavia, secondo la Procura di Milano, una volta diventati i proprietari di Itavia, i due avrebbero avviato operazioni illecite, come prestiti non restituiti e movimentazioni finanziarie sospette. In particolare, il sequestro di 130 milioni di euro, ordinato dalla giustizia milanese, riguarda due prestiti fatti da Itavia a società controllate dai due indagati per l’acquisto di azioni di Itavia in liquidazione. L’accusa sostiene che i due imputati abbiano utilizzato i fondi di Itavia per rientrare da un prestito precedentemente ottenuto per l’acquisto della compagnia aerea, riducendo così il valore dell’azienda.
Oltre alle accuse di appropriazione indebita e infedeltà patrimoniale, emergono anche altre spese sospette segnalate nel decreto di sequestro, tra cui acquisti di lusso in gioiellerie, case d’aste, resort internazionali e ristoranti. Gli ex amministratori di Itavia negano le accuse, sottolineando che la controversia legale non coinvolge i risarcimenti alle famiglie delle vittime dell’incidente aereo. Si difendono sottolineando i rendimenti degli investimenti e attribuendo le accuse all’aggressiva azione legale del socio di minoranza.