Stupro Caivano, sono due i maggiorenni indagati dalla Procura di Napoli Nord per i presunti abusi sessuali avvenuti a Caivano, in provincia di Napoli, nei confronti di due cugine di 10 e 12 anni. I ragazzi hanno 19 e 18 anni, e sono entrambi a piede libero. L’inchiesta della procura di Napoli Nord procede parallelamente a quella della procura minorile, che si occupa degli indagati minorenni. Il numero degli indagati non è noto. Secondo indiscrezioni non confermate, potrebbero essere però numerosi.
Riguardo all’inchiesta a carico dei due maggiorenni, fondamentali saranno per gli inquirenti le analisi dei contenuti dei cellulari sequestrati che dovrebbero prendere il via nei prossimi giorni. Al 19enne – che non risulta legato ai contesti criminali della zona – verrebbe in particolare contestato un singolo episodio avvenuto dopo un contatto via social.
E la premier Giorgia Meloni ha accettato di andare a Caivano. L’invito le era arrivato da una delle mamme delle cugine. E in queste ore è stata resa pubblica una lettera indirizzata sempre alla premier per chiedere una legge ad hoc in grado di proteggere vittime di violenze, pedofilia e prostituzione e le loro famiglie. A scriverla è la mamma di una delle due bambine vittime degli stupri che, insieme al suo avvocato Angelo Pisani, rivolge alla premier un accorato appello: “Presidente, siamo nelle sue mani: ci porti via da questo inferno“. “La aspettiamo – scrive la donna – per farle vedere gli orrori e il degrado di queste periferie, qui non c’è solo criminalità, droga e camorra, spesso alibi della politica nel non risolvere i problemi, ma pedofilia, violenza e prostituzione“.
E a parlare è anche Gianmario Gazzi, presidente dell’ordine degli assistenti sociali. “Caivano, trentaseimila abitanti, tre assistenti sociali, l’ultima delle quali assunta una settimana fa. Dovrebbero essere sette per legge. Un ambito territoriale dove le piazze dello spaccio prendono il posto di servizi assenti. Scuole, asili, centri di aggregazione. Qui il problema non è fare le pulci alle relazioni degli assistenti sociali, ma una terra dimenticata dalla politica che, colpevolmente o semplicemente per snobismo, condanna e non frequenta questi luoghi”.
“Chi oggi cerca scuse e si lava la coscienza con un tweet faccia il proprio dovere, dal governo o dall’opposizione, spenda i soldi stanziati per i servizi – aggiunge il presidente dell’Ordine degli assistenti sociali – rispetti le leggi che approva, dia a queste persone, ai minorenni e alle loro famiglie, il diritto di cittadinanza negato da anni. La nostra totale solidarietà e comprensione alle vittime, ma lo dico a tutte e tutti, non basterà se ne parleremo soltanto dopo ogni violenza”.
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