Stupro di gruppo, all’origine c’è di frequente il desiderio di umiliare la preda: magari si è negata in un’altra situazione a quello che in quel momento rappresenta il capobranco. Il sesso spesso non ha nulla a che fare in questi casi con i termini di finalità, ma è un mero esercizio di superiorità.
La criminologa Tonia Bardellino, docente di sociologia della devianza e della criminalità all’università Ecampus e di criminologia al master di II livello dell’università Niccolò Cusano, intervistata da Benedetta Ferrari per Etruria News, spiega:
“E’ un metodo praticato esclusivamente per sottomettere ed umiliare la donna nella maniera più feroce possibile, a riprova e conferma del potere maschile culturalmente radicato.
“Come tutti i manipolatori narcisisti anche i protagonisti della macabra vicenda di Catania pensano che la vittima gli appartenga e di avere quindi su di lei un diritto speciale.
“È questo il punto: hanno elaborato un concetto personalissimo quanto distorto di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Il confine tra bene e male per loro è quanto mai labile, ed è questo sistema anomico, ossia privo di valori, che orienta i loro comportamenti.
“Lo sfondo della violenza non riguarda soltanto contesti di deprivazione sociale e/o economica.
“I dati della Direzione centrale della polizia criminale sono chiari . C’è sicuramente un incremento degli stupri. A questo si affianca un aumento dei reati sessuali con minori sia come vittime che come autori; spaventosamente acuitasi negli ultimi cinque anni. Il fenomeno non può essere quindi considerato emergenziale ma oramai strutturale del nostro Paese. Un problema in primis diseducativo, di una mancata alleanza e corresponsabilità tra le primarie agenzie educative: scuola e famiglia.“L’autoritarismo, a volte eccessivo, del genitore “patriarcale”, pare si sia trasformato in laissez faire educativo e giustificazionismo, che incoraggia i figli a trovare sempre nuovi capi espiatori alle proprie mancanze.“Inoltre i social media hanno sempre di più un’influenza destabilizzante sui processi che stanno alla base di un’identità sicura.
“Da un punto di vista strettamente psicologico va chiarito che di solito, i maltrattatori (esclusi quelli affetti da infermità in senso stretto ossia da condizioni morbose che comportano un disordine mentale di particolare gravità, una disgregazione più o meno avanzata di tutta la personalità, la quale risulta globalmente compromessa) non perdono affatto la testa, anzi sanno perfettamente quando fermarsi e fino a che punto sono in grado di terrorizzare la vittima. Sanno fin dove possono spingersi e lo fanno deliberatamente, lucidamente e con l’obiettivo di mantenere saldo il controllo sulla malcapitata.
“Figli, spesso abbandonati a sé stessi, accedono, fin da piccoli e con facilità e per tempi illimitati, alla rete dove la mercificazione del corpo della donna è l’immagine dominante, quasi ossessiva. Occorre un piano d’emergenza con esperti al lavoro e formazione nelle scuole di ogni ordine e grado. Siamo sicuramente dotati di una buona legge in linea di massima, con buoni strumenti di tutela ma il problema è come viene applicata e con quali tempistiche. La violenza resta, nonostante la lex più o menoin fieri, ancora una sconfitta di tutti: famiglia, scuola, società”.
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