Stavolta ci hanno pensato Le Iene trasmissione tv. Ma non è stata una, per così dire, originalata. Verificare più che scoprire come i tassisti in servizio e al lavoro a Roma abbiano in profonda antipatia il Pos, talvolta interfaccino con qualche astuzia con il tassametro, amino fino a sollecitarne in ogni modo la presenza e il comparire il cash e soprattutto il cash, tutto questo è cronaca antica e stabile. Antica e stabile da diventare quasi folklore, consolidata tradizione territoriale, qualcosa tra il ponentino e la carbonara.
A Roma è così, ognun lo dice e lo racconta, ognun lo sa. Tranne il turista. Voci, dicerie, luoghi comuni, mala stampa? Effetto nocebo in termini di reputazione che una minoranza di tassisti poco, pochissimo professionali rifrange sull’intera categoria? Le chiacchiere non stanno a zero, ognun la dice come vuole. Ma i numeri, i numeri delle emaciate, emaciatissime partite Iva riconducibili alla categoria…
Dicono i numeri delle partita Iva da auto bianche a Roma che in media chi lavora da tassista lavora per un reddito da lavoro più o meno pari al reddito di cittadinanza: 520 euro (lordi) al mese. Su base annua (anno 2021) 6.240 euro. Questo incassano in media i tassisti a Roma come da numeri di relative partite Iva. Roba da rendere urgente un aiuto finanziario alla categoria, una colletta, una lotteria dedicata, qualcosa…Cinquecento euro al mese, si comprende perché la categoria fieramente da sempre si opponga a che ci siano più licenze e più tassisti, vogliono evitare ulteriori famiglie sull’orlo e oltre della mancata sopravvivenza, vogliono porre argine al numero dei poverissimi da lavoro.
A Milano e anche a Napoli i tassisti sono più fortunati: i numeri delle loro partite Iva dicono incassino addirittura mille al mese, il doppio di quelli di Roma. Per non dire di Bologna dove si superano non di poco i mille al mese. Ma a Roma, è noto, è difficile trovare clienti. Come è noto Roma è piccolissima, servita da ottima e ramificata metro e da efficiente e capillare servizio bus-tram di superficie. E soprattutto a Roma non arriva quasi nessuno da fuori, pochissimo turismo, niente centri decisionali, scarsi uffici, università mingherline…Vita dura a Roma per chi prova a vivere di taxi.
Di qui il cash…di necessità e sopravvivenza. Se volete mettere di malumore e indisporre il tassista pronunciate la parola Pos. Non è vero in auto non ce l’abbia nessuno, almeno due su tre ce l’hanno. Ma ad usarlo e farlo usare…resistono, resistono, resistono. Con calibrata omissione, amnesia o con non celato fastidio. In molti modi tengono bassa la quota di pagamenti e incassi con il Pos. Agli stranieri spesso viene celata la sua esistenza e venduta una versione per cui in Italia (o almeno a Roma) si paga solo cash. Insomma i tassisti si arrangiano, si ingegnano e imboscano buona parte dei loro incassi. Non vivono certo con 520 al mese, nessuno può crederci e nessuno può augurarglielo.
Solo i tassisti e solo a Roma? Per carità! Cento (ma son di più) miliardi annui di evasione fiscale non si fanno se non contribuiscono tutti quelli che possono e per ogni dove della penisola e isole comprese. Così fan tutti e i tassisti né più né meno di altri che magari nel loro taxi viaggiano. Però uno sconto i tassisti e soprattutto i tassisti romani potrebbero farlo, dovrebbero applicarlo: lo sconto protervia. Quel fare come se avessero diritto naturale a fare come gli pare, quel vittimismo lamentoso come autorizzazione e patente e abilitazione al No Pos e solo cash no Iva, quella mancanza, amputazione e ripudio di una tranquilla e modesta partecipazione all’evasione nazionale. Quella protervia appunto dell’evasione fiscale…maleducata.